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Indy Lights – Primi giri per Jamie Chadwick. Josh Green in HMD

Jamie Chadwick ha assaggiato ieri l’Indy Lights con Andretti Autosport. Il test, svoltosi a Sebring, è stato ritenuto molto positivo e ci sono forti segnali che la pilotessa inglese possa accasarsi col team per la prossima stagione.

La 24enne britannica ricordiamo è campionessa in carica della Formula W, dove si è imposta nel 2019 e nel 2021 (la stagione 2020 non si è tenuta a causa della pandemia), e si avvia a conquistare il titolo anche nella stagione in corso, stante il largo margine sulle inseguitrici, grazie alle cinque vittorie ottenute sui sei appuntamenti fin qui disputati dei dieci in programma.

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Nel frattempo un altro sedile per la prossima stagione è stato assegnato a Josh Green, il quale correrà con HMD Motorsports w/Dale Coyne Racing.

Il 19enne newyorchese è un veterano della filiera Road to Indy, avendo disputato due stagioni complete in USF 2000, con una vittoria e quattro podi all’attivo, nel 2020-2021 per poi passare nella stagione appena conclusa alla Indy Pro 2000, dove si è aggiudicato il season opener di St.Petersburg, giungendo a podio in altre tre occasioni, classificandosi sesto nella graduatoria finale.

HMD, fresca di titolo Indy Lights Series con Linus Lundqvist, ha dichiarato di volere schierare ben otto vetture nella prossima stagione, che con le consuete quattro di Andretti Autosport, che ha già a roster Hunter McElrea e Louis Foster, e le due di Cape Motorsports col capofila Jagger Jones, senza contare inoltre le entry di Abel Motorsports, Force Indy e TJ Speed Motorsports dovrebbe portare finalmente lo schieramento della serie cadetta ad un numero ottimale di entry, tra le 15 e le 20 unità.

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Lundqvist dal canto suo ha festeggiato il titolo nella tradizionale cena di commiato stagionale, la Victory Lap Celebration, pressso l’Indianapolis Motor Speedway Museum. Al pilota svedese, dominatore della stagione, andranno 500.000 $, una cifra ben inferiore da quanto garantito negli ultimi anni da Mazda Motorsports prima e da Andersen Promotions in seguito, che si aggirava tra il milione e i 1.200.000 $.

Un curioso retroscena, nel primo anno della gestione Penske della serie, tenuto conto anche del fatto che il vincitore della Indy Pro 2000, Louis Foster, ha ricevuto dalla Andersen oltre 600.000 $.

Piero Lonardo

Foto: Andretti Autosport, Indy Lights

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IndyCar – E alla fine Palou e Rosenqvist rimangono dove sono..

In una girandola di comunicati e post social, oggi pomeriggio si è appreso che Alex Palou e Felix Rosenqvist rimarranno nei rispettivi team per il 2023.

La querelle innescata dal campione 2021 e da McLaren nel mese di luglio si è infatti sgonfiata di botto, anche a fronte dell’ingaggio di Oscar Piastri per il secondo sedile in F1, oltre che dei problemi legati all’azione legale che il Chip Ganassi Racing ha messo in piedi per proteggere i propri interessi.

Non è ignoto infatti che Palou era scontento del trattamento economico attuale ed aveva cercato in questo appoggio del team di Zak Brown, più che ben disposto ad accollarsi eventuali penali pur di offrirsi un altro pilota di livello da aggiungere alla line-up per il prossimo anno a Pato O’Ward ed al neoacquisto Alexander Rossi.

La penale richiesta da Ganassi però pare ammontasse a 10 milioni di $, una cifra sicuramente esagerata anche per il talento 25enne. La vittoria di Laguna Seca ha sicuramente contribuito a stemperare gli animi, ma crediamo che in fondo a tutto ci sia anche l’aggiunta di un’importante clausola che permetterà a Palou di provare le vetture di altre serie, purchè non in concorrenza con l’IndyCar.

Guardacaso, Palou e O’Ward – non Rosenqvist nè Piastri – saranno protagonisti già in settimana di un test sulla “vecchia” MCL35M di F1 sul circuito di casa del catalano, a riprova che l’interesse nei suoi confronti è tuttora solo sopito, ma reale.

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E Rosenqvist? Lo svedese si è trovato coinvolto in questa disputa pur in possesso di un regolare contratto – firmato va detto ben dopo l’annuncio dello scorso giugno – contratto che non precisava se l’impegno per la prossima stagione era o meno legato all’IndyCar Series.

Alla fine, proprio grazie a Ganassi e Palou, Rosenqvist ha conservato il posto sulla sua monoposto #7, ben meritato se consideriamo la seconda parte della stagione appena conclusa.

Tutti contenti quindi? Al momento pare di sí, ma aspettatevi ulteriori colpi di scena con questi stessi attori fra 12 mesi…

Piero Lonardo

Foto: IndyCar

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IndyCar – A Power basta il terzo posto per il titolo numero 2. Vittoria a Palou

Will Power è il nuovo campione dell’IndyCar Series. All’australiano è bastato terminare terzo, come previsto dalla matematica, per chiudere la pratica iniziata oltre sei mesi fa a St.Petersburg.

Il Power del titolo numero 2 è sostanzialmente diverso dal vincitore del 2014; il bilancio stagionale, aldilà dello strepitoso primato delle pole position all-time (cinque quest’anno), riporta una sola vittoria, a Detroit, ma anche altri 8 podi e 3 quarti posti in 17 gare. Un risultato comunque sempre in bilico a fronte della consistenza dei contender, che lo hanno impegnato sino all’ultima curva di Laguna Seca.

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A partire da Josef Newgarden, vittima di un errore macroscopico in qualifica e partito dall’ultima fila fino a rimontare alle spalle del trionfatore odierno, Alex Palou, pure risalito dall’undicesima piazzola dopo aver sostituito il quinto motore Honda.

Newgarden poteva potenzialmente frapporsi fra il successo del teammate, ed il team radio “I’ll be gentle if he’ll be gentle back” rivolto al suo box poco prima del sorpasso al lap 48 non lasciava adito ad interpretazioni, ma tutto si è svolto in modo regolare, e la provvidenziale sosta successiva della DW12-Chevy #12 è stata calibrata in modo da evitare a priori il problema.

Alla fine Palou ha chiuso con oltre 30” di vantaggio su Newgarden, mentre gli altri contender si sono dissolti, vittime del forte degrado dei pneumatici che ha costretto gran parte delle vetture alle 4 soste. Curioso che, sia stata solo la vettura del probabile transfuga Palou a trarre beneficio dai recenti test privati condotti dal Team Ganassi a Laguna Seca.

Col senno di poi forse sarebbe stato meglio privilegiare, come nel 2022, Portland, proprio come ha fatto Penske, ma fatto sta che il nono posto di Marcus Ericsson ed il dodicesimo di Scott Dixon, va detto anche penalizzati dall’unica Full Course Yellow propiziata dallo stop in pista della vettura di Callum Ilott, non sono proprio il finale che ci si aspettava nel team.

La direzione gara IndyCar infatti, attenta a non voler diventare protagonista, ha permesso a tutti coloro che non avevano ancora effettuato la seconda sosta – in pratica tutti i primi – di entrare ai box nel giro seguente.

Ad ogni modo, il risultato finale non sarebbe cambiato più di tanto, e Dixon può chiudere al terzo posto finale davanti a Scott McLaughlin, oggi sesto, e a Palou.

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Se Ilott ha infiammato le prime fasi di gara, mantenendosi a lungo alle spalle di Power e conducendo anche un giro, il miglior rookie di giornata è stato sicuramente Christian Lundgaard. Il danese del Team RLL ha chiuso in P5 e col risultato odierno ha consolidato il titolo di Rookie of the Year davanti a Malukas ed allo stesso Ilott. Vedremo se nel 2023 Kyle Kirkwood, partito bene ad inizio anno ma poi perso un po’ per strada, trarrà vantaggio dal passaggio al team Andretti; nel frattempo in casa Rahal si sfregano le mani.

E che dire infine di Felix Rosenqvist, P4 dopo una gara tutta d’attacco. Il finale di stagione dello svedese è stato sicuramente importante ed in casa McLaren (oggi il patron Zak Brown ha preferito la California al GP d’Italia di F1) se anche non dovesse arrivare Palou, anche a causa dei 10 milioni di $ di liberatoria posti come clausola rescissoria dal team Ganassi, il 2023 appare più sereno.

E poi chissà se questa è stata veramente l’ultima gara IndyCar per Colton Herta, pronto a salpare verso le sirene della F1 con Alpha Tauri, superlicenza permettendo.

Questi ed altri i temi della cosiddetta “Silly Season” che ci accompagnerà sino al 5 marzo 2023 a St.Petersburg.

Piero Lonardo

Foto: IndyCar

L’ordine di arrivo

Rasmussen

Indy Lights – A Rasmussen l’ultima del 2022

Christian Rasmussen si aggiudica l’ultima gara dell’Indy Lights Series 2022 sul WeatherTech Raceway di Laguna Seca. Come in gara-1 ieri, si è trattato di una vittoria dominante, flag to flag, sull’impegnativo tracciato californiano.

Allo start, a titolo già assegnato ieri a favore di Linus Lundqvist, Sting Ray Robb approfittava del probabile appagamento del neocampione per avanzare in seconda posizione con un gran sorpasso all’interno del Corkscrew.

Un paio di giri più tardi era la volta di Matthew Brabham, alla disperata ricerca del podio assoluto, avere la meglio sullo svedese con una manovra simile; nel frattempo Jacob Abel si era già fatto largo sino alla sesta posizione.

La gara procedeva senza particolari sussulti nelle posizioni di testa sino al lap 21, allorquando Abel approfittava di un errore di Benjamin Pedersen per installarsi in P5. Nelle retrovie Ernie Francis Jr era costretto a cedere un paio di posizioni e all’ultimo giro, nel tentativo di recuperare l’undicesima piazza su Kyffin Simpson, lo toccava facendolo andare in testacoda. La direzione gara propendeva per la medesima penalità, classificando l’alfiere di Force Indy in ultima posizione dietro la giovane promessa dell’HMD.

Davanti Robb, ricordiamo trionfatore del primo round del doubleheader, non riuscirà a superare Rasmussen, pur avvicinandosi sino a rasentare il secondo di distacco dal compagno di squadra, al secondo successo stagionale. Completa la giornata per l’Andretti Autosport Matthew Brabham, il quale riesce ad agguantare anche la terza posizione in classifica ai danni di Hunter McElrea, afflitto quest’oggi da problemi al sistema di Push-to-Pass e classificatosi ottavo dietro Danial Frost.

Al traguardo in una gara ancora una volta senza neutralizzazioni anche i rookie Nolan Siegel e Flinn Lazier.

E’ tutto per l’Indy Lights Series 2022; la serie cadetta tornerà il prossimo anno con la novità dei pneumatici Firestone in luogo dei Cooper, che invece rimarranno in uso per gli altri due gradini della Road to Indy, la USF 2000 e la Indy Pro 2000.

Piero Lonardo

Foto: Indy Lights

L’ordine d’arrivo di Gara 2

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IndyCar – Power, pole e record a Laguna Seca. Disastro Newgarden

Will Power si conferma il mago delle qualifiche, ottenendo la sua 68ma pole position nell’IndyCar Series a Laguna Seca, che vale il record assoluto superando la leggenda Mario Andretti.

Aldilà del momento storico per la serie, Power è stato anche l’unico dei cinque contender per il titolo 2022 a terminare nella Firestone Fast Six. Il capolista ha preceduto di appena 19 millesimi Callum Ilott che, alla sua prima partecipazione al terzo turno, ha sfiorato il colpaccio.

Seconda fila per Alexander Rossi e Romain Grosjean, che potrebbero giocare un ruolo importante nella corsa al titolo, ostacolando i più lontani inseguitori, e terza per Alex Palou e Pato O’Ward. Il messicano, tagliato fuori come Palou dalla lotta nell’ultimo weekend, è stato in grado di recuperare dall’uscita di strada nelle ultime libere, dominate invece dallo spagnolo.

UPDATE: Alex Palou sconterà una penalità di 6 posizioni per aver dovuto sostituire il quinto motore Honda a causa di un problema tecnico dopo le qualifiche .

Dicevamo degli altri contender, esclusi dalla Fast Six. Il migliore è stato Marcus Ericsson che, nonostante un testacoda nell’impegnativo Corkscrew, partirà in P10.

Josef Newgarden dal canto suo ha rovinato tutto già nel primo turno, con un testacoda all’entrata del Corkscrew terminato con la vettura immobile in bilico sulla via di fuga. Dopo un paio di minuti di incertezza, la direzione gara ha poi opportunamente optato per la red flag, lasciando agli altri la possibilità di ottenere almeno un giro veloce utile. Fino a quel momento la sessione era dominata da Kyle Kirkwood e Jimmie Johnson avrebbe trovato un posto nella Top Twelve.

A Scott Dixon è andata un po’ meglio, anche partire dalla settima fila (il sei volte campione è stato buttato fuori nel finale del secondo gruppo del Q1 da Ericsson) non è sicuramente il modo più semplice per tentare l’assalto al leader, che ora col punto addizionale della pole vanta 21 lunghezze su di lui e Newgarden.

Un titolo comunque Newgarden ha già contribuito a vincerlo: si tratta di quello costruttori, cui ha attivamente collaborato, regalando a Chevrolet ben cinque successi degli undici conquistati dal V6 del farfallino.

Lo start del round di chiusura avverrà alle 3.15 PM ET, cioè le 21.15 italiane, e sarà trasmessa come di consueto sui canali Sky. Il warm-up di due ore prima, le 1.15 PM ET, sarà invece visibile gratuitamente sul canale IndyCar Live! https://www.indycar.com/ways-to-watch/stream.

Piero Lonardo

Foto: Team Penske

I risultati delle Libere 2

I risultati delle Qualifiche

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Indy Lights – Robb prima vittoria. Lundqvist campione a Laguna Seca

Linus Lundqvist è ufficialmente il nuovo campione Indy Lights; solo prendendo parte al weekend di Laguna Seca ha acquisito il punteggio matematico necessario ad aggiudicarsi il titolo con una gara di anticipo. La prima gara del doubleheader californiano è stata invece appannaggio di Sting Ray Robb, al suo primo successo nella serie.

Robb ha dominato sin dalle qualifiche della mattinata, conquistando la pole position sul compagno di squadra Christian Rasmussen per appena 76 millesimi.

Robb

Allo start, il sempre irruento Rasmussen cercava di risolvere subito la questione vittoria, ma doveva accodarsi a Robb, che non si volterà più indietro sino alla chequered flag, accumulando un vantaggio via via sempre più consistente sino agli 11” finali.

Poco dietro era invece Benjamin Pedersen a cedere, andando largo e cedendo cosí la terza piazza a Hunter McElrea e Jacob Abel. I due correranno in colonna per tutta la gara, precedendo a loro volta Pedersen ed il neocampione.

Le gara per Matthew Brabham si era fatta difficile già prima del via per una penalità relativamente poco frequente nella serie – peso minimo non raggiunto – che lo aveva costretto a partire dal fondo dello schieramento.

Il 28enne australiano rimonterà sino all’ottava piazza, ma il risultato odierno lo pone al terzo posto in classifica generale a pari punti con McElrea e a -7 da Robb.

Ancora una gara da dimenticare per Jagger Jones, il quale ha perso 7 giri ai box per sistemare l’idroguida danneggiata nel giro di ricognizione. Debutto positivo infine per Nolan Siegel, protagonista dell’Indy Pro 2000,  sulla sesta vettura dell’HMD (nel 2023 il team dovrebbe schierarne addirittura otto), coronato dal decimo posto finale dopo un avvio fulminante che lo aveva portato sino in P7.

L’atto finale dell’Indy Lights 2022 partirà alle 12.55 PM ET di domani, pari alle 18.55 nostrane con Rasmussen in pole davanti a Lundqvist. Seconda fila per Robb e Pedersen davanti a Brabham. Diretta in free streaming sul canale IndyCar Live! https://www.indycar.com/ways-to-watch/stream.

Piero Lonardo

Foto: Indy Lights

I risultati delle Qualifiche 1

L’ordine d’arrivo di Gara 1

I risultati delle Qualifiche 2

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IndyCar – Newgarden all’assalto nelle Libere-1 di Laguna Seca

Josef Newgarden non ci sta e, nonostante il risultato non propriamente positivo di Portland, inficiato anche dalla penalità in griglia, domina le prime libere di Laguna Seca, atto finale dell’IndyCar Series 2022, col tempo di 1.11.4103.

Si è trattata di una sessione anomala, caratterizzata da diverse escursioni fuori pista, propiziate da un alto degrado dei pneumatici. Solo Jimmie Johnson comunque ha evocato la red flag, sbattendo sulle barriere col retro della sua DW12-Honda in curva 6.

Newgarden, che al pari di Scott Dixon sconta 20 punti di distacco in classifica dal leader Will Power, ha preceduto di oltre 4 decimi la folta schiera del Team Andretti, capitanata dal “quasi F1” Colton Herta che, con Romain Grosjean ed il partente Alexander Rossi, potrebbero giocare un ruolo importante nell’assegnazione del titolo.

Power ha concluso in P7 dietro anche la sorpresa Callum Ilott e Simon Pagenaud. Il Juncos Hollinger ha annunciato in settimana che schiererà una seconda vettura full-time nel 2023, anche se non è ancora noto per chi.

L’altro major contender, Dixon, ha chiuso appena col diciassettesimo tempo, a quasi 1” da Newgarden; Marcus Ericsson, al contrario, ha dimostrato di aver fatto tesoro dell’esperienza maturata un paio di settimane fa nei test privati ed ha chiuso decimo, davanti all’ultimo dei potenziali contendenti per il titolo, Scott McLaughlin. Ricordiamo che i due sono a -39 e -41 rispettivamente dal vertice.

Il programma prosegue nella giornata di sabato con le libere 2 e le qualifiche, rispettivamente alle 1.15 PM ET ed alle 5.05 PM ET, vale a dire le 23.05 italiane. Domenica la gara, preceduta da un warm-up alle 12.00 PM ET, partirà alle 3.15 PM ET, cioè le 21.15 italiane.

Tutte le sessioni di libere ed il warm-up potranno essere seguite gratuitamente sul canale IndyCar Live! https://www.indycar.com/ways-to-watch/stream, mentre per qualifiche e gara l’appuntamento è come sempre sui canali a pagamento Sky.

Piero Lonardo

Foto: IndyCar

I risultati delle Libere 1

USF2000

Indy Lights – Un nuovo Jones in pista. Andretti ingaggia Foster e rinnova McElrea

L’Indy Lights Series 2022 deve ancora chiudere ufficialmente i battenti, anche se il doubleheader del weekend dovrebbe dimostrarsi una pura formalità per Linus Lundqvist, che già si va formando lo schieramento per la prossima stagione.

Doppio ingaggio in casa Andretti Autosport, che innanzi tutto riproporrà Hunter McElrea, già vincitore nella stagione attuale a Mid-Ohio e in Iowa. Il team, che vanta un vantaggio minimo nella classifica a squadre sull’HMD, ha inoltre reso noto l’ingaggio del neocampione Indy Pro 2000, Louis Foster.

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Il 19enne pilota britannico nel corso della stagione appena conclusa ha colto sette vittorie e siglato cinque pole position, strabattendo la concorrenza.

La notizia più di rilievo riguarda infine il primo ingaggio da parte di Cape Motorsports. La squadra specialista della USF2000, pronta ad entrare nella serie cadetta il prossimo anno con due vetture, ha formalizzato l’accordo con uno dei suoi alfieri, Jagger Jones.

Jones, 20 anni, è il nipote del mitico Parnelli Jones, vincitore della Indy 500 del 1963 e poi costruttore, anche in F1, e figlio di P.J. Jones, pilota IMSA, IndyCar e NASCAR, e si è classificato quarto nella classifica della USF 2000 2022, aggiudicandosi quattro gare su diciotto, più tre pole position.

Piero Lonardo

Foto: Indy Lights, Andretti Autosport

Herta

IndyCar – Herta (e Palou) contro la F1!

Non vogliamo farvi fuorviare dal titolo ma, se come la maggior parte degli appassionati di motorsport avete seguito le recenti vicende del mercato F1, saprete che Colton Herta ne è diventato l’oggetto del desiderio.

Oggetto alquanto scomodo a quanto pare, perchè al reale interesse di Red Bull (via Alpha Tauri), non corrisponderebbe altrettanto “affetto” da parte di altri team principal, e soprattutto della FIA, che starebbe ponendo non pochi ostacoli all’ottenimento della cosiddetta “Superlicenza” necessaria all’ingresso nel massimo campionato mondiale monoposto da essi organizzato.

Incredibile che il talento californiano, sette volte vincitore di gare IndyCar, debba sottostare a chissà quale attestazione, al contrario di un Latifi qualsiasi, ma tant’è.

Il vero problema peró risiede altrove, soprattutto nell’impudenza con la quale un giovane e sicuro prospetto di un Paese che da quasi 50 anni attende l’erede dei vari Mario Andretti, Revson, Donohue, Phil Hill nella massima formula debba provenire da un mondo “esterno” alla FIA e alla sua filiera interna di monoposto, composta di serie (F4, F3, F2) che si ripetono senza mai sfornare quel “crack” capace di vincere gare e titoli, se non addirittura essere irriverentemente parcheggiato per intere stagioni quale terzo pilota senza reali prospettive.

Alla fine crediamo che l’ingerenza di Helmut Marko, aiutata non poco dalla famiglia Andretti, che non ha posto veti nè al recente test McLaren, nè ne porrà ad un eventuale trasferimento in F1 già dalla prossima stagione nonostante un ulteriore anno di contratto, avrà la meglio. Domenicali e c. dovranno necessariamente fare pace con la propria coscienza se vogliono continuare ad appassionare il popolo a stelle e strisce, aldilà delle serie televisive, e riscuotere cosí i pingui introiti dalle ben tre venues previste dal 2023 sul suolo USA.

La cosa piú divertente è che Herta potrebbe non arrivare da solo, bensí portarsi dietro un altro giovane di talento, quell’Alex Palou campione IndyCar (ancora per una settimana) in carica. La querelle McLaren/Ganassi per l’ingaggio del catalano potrebbe infatti risolversi a sorpresa con l’ingaggio per una delle due Haas F1, dove potrebbero essere giubilati uno o entrambi i titolari Kevin Magnussen e Mick Schumacher.

Dispiace per Pato O’Ward, che ha inconsapevolmente dato il “la” a questo movimento col suo test in McLaren, senza peró riuscire a concretizzare un ingaggio; almeno per il momento, dato che il connazionale Checo Perez al termine del suo contratto con Red Bull, a fine 2024, avrà 34 anni e chissà se per quell’anno l’establishment F1 non vorrà mantenere un pilota messicano nella cosiddetta massima formula.

Comunque vada a finire, l’umile IndyCar ancora una volta avrà spianato la strada alla ricca e potente F1, che continua ad attingere in sordina dalle esperienze delle monoposto più veloci del pianeta per migliorare il proprio spettacolo. Nel frattempo, godiamoci nel weekend l’ennesimo arrivo in volata della serie.

Piero Lonardo

Foto: IndyCar

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IndyCar – McLaughlin, vittoria dominante a Portland, rimescola le carte

Scott McLaughlin non ci sta ad essere considerato la terza forza del Team Penske, e si impone al Portland International Raceway nel penultimo atto dell’IndyCar Series 2022.

Coadiuvato da una strategia perfetta, McLaughlin ha dominato dall’inizio alla fine, sin dalla fatidica prima curva, in cui le 25 DW-12 in gara sono transitate incredibilmente illese.

La scelta delle gomme iniziali è stata importante ma non decisiva, come dimostrerà la classifica finale, ma ha sicuramente influenzato le prime fasi di gara, con le primary mai effettivamente in condizioni di agire al meglio, al contrario delle alternate.

Cosí dietro al polesitter si accodava Christian Lundgaard, subito davanti a Will Power,  poi Pato O’Ward, Alex Palou e David Malukas. Tra i sette contender, Josef Newgarden, subito dietro due posizioni, ha scelto le black, cosí come O’Ward che invece ne guadagnava una.

Anche Scott Dixon e Marcus Ericsson, protagonisti di una qualifica non ottimale, hanno optato per le primary ma con esiti alterni, visto che il sei volte campione schizzava avanti tre posizioni ed era uno dei primi a montare le rosse, e proprio grazie alle disgraziate qualifiche poteva contare su un treno nuovo in più, mentre il vincitore dell’ultima Indy 500 arrancava nelle retrovie ed optava invece per chiudere il turno dei pit in attesa di una neutralizzazione che peró non arrivava.

Dopo la prima sosta Power si riportava in seconda posizione su Lundgaard, mentre Newgarden poteva finalmente iniziare la sua risalita e si portava in P5 alle spalle di O’Ward, e alla metà gara chiudeva anche sullo svedese dell’RLL. Un altro dei contender, Alex Palou, vincitore qui lo scorso anno, scivolava frattanto fuori della top ten, costretto a disputare la seconda metà di gara sulle black in funzione di una qualifica migliore.

Lundgaard perderà ulteriore terreno alla terza sosta, stallando la sua DW12-Honda, mentre Conor Daly chiuderà anzitempo la sua gara con la frizione ko dopo che gli ultimi due pit sono terminati con un principio di incendio e l’azionamento automatico dell’estintore.

Al lap 83 di 110 il momento decisivo, allorquando Rinus VeeKay sbatteva a muro all’esterno di curva 1 l’incolpevole Jimmie Johnson, doppiato. La prima ed unica Full Course Yellow della gara riavvicinava i contender, ed al restart O’Ward tentava il tutto per tutto su Power per la P2, senza riuscirci ed anzi rimediando danni alla fiancata posteriore sinistra. Era invece Scott Dixon a trarre ancora una volta il meglio, catapultandosi in quarta posizione e poi costringendo il messicano a cedere il gradino basso del podio dopo un’azione di blocking.

Alla bandiera a scacchi McLaughlin chiudeva con poco più di 1” di vantaggio sui due contender. O’Ward riuscirà a mantenere la quarta piazza su un redivivo Graham Rahal, mentre Newgarden cederà sulle black altre due posizioni a Colton Herta ed Alexander Rossi, chiudendo ottavo. Lundgaard dal canto suo nel duello con Rossi terminerà su uno dei cartelloni posti in curva 1, rovinando una gara da top five.

Ad una settimana dal season finale di Laguna Seca che il prossimo weekend deciderà il campione IndyCar, Alex Palou e Pato O’Ward sono ora out of contention, mentre Power conduce in classifica con 20 punti di vantaggio su Newgarden e Dixon, 39 su Ericsson, oggi P11, e 41 sul vincitore odierno, tutti matematicamente ancora in grado di conquistare la corona 2022.

Piero Lonardo

Foto: IndyCar

L’ordine di arrivo