Alex Palou è il nuovo campione IndyCar. Il catalano, come sempre coadiuvato al massimo dal box Ganassi, nonostante l’importante assenza di Barry Wanser, riporta la quinta vittoria stagionale a Portland per aggiudicarsi il suo secondo titolo con una gara di anticipo.
Abbiamo già elogiato su queste pagine la determinazione di Palou in questa stagione, nonostante il pasticcio con la tanto agognata McLaren, poi ripudiata, ed il suo nome va ad associarsi, come rendimento “in his prime” nientemeno che ai due mostri sacri per eccellenza: AJ Foyt e Mario Andretti.
Nella fattispecie Palou e tutta la top five hanno beneficiato di una gara con due sole interruzioni, la prima poco dopo lo start – in cui la Dallara #10 si è fatta subito largo piazzandosi in P3 dietro Graham Rahal e Scott McLaughlin – innescata da Will Power largo in curva 4 e poi in stallo. La seconda, a due terzi abbondanti di gara, per una situazione analoga causata da Agustin Canapino.
Dopo la prima sosta, i due battistrada, partiti con le alternate, si sono ritrovati a metà gruppo, mentre Palou e Dixon, con strategie simili, si liberavano delle poco resistenti red. Altri invece come David Malukas e Kyle Kirkwood, hanno provato ad approfittare della prima Full Course Yellow per la prima sosta.
Fatto sta che nessuno dei piloti partito con le gomme più performanti è riuscito a creare quel gap necessario, ed anzi Rahal e McLaughlin hanno sostanzialmente battagliato fra loro a centro gruppo per tutta la gara, consumando preziosi secondi di Push-to-pass.
I più consistenti nell’inseguimento alle due vetture di Ganassi sono stati gli alfieri di Arrow McLaren, con Felix Rosenqvist desideroso di fare vedere ai suoi boss di meritare la riconferma per il 2024, a fare vedere i sorci verdi a Pato O’Ward. Lo svedese, nonostante la direzione gara non gli abbia permesso un ultimo pit in regime di neutralizzazione che lo avrebbe lanciato al comando, terminerà alle spalle del neocampione, mentre il messicano chiuderà in una onorevole P4 davanti a Josef Newgarden.
Il due volte campione ha fatto il possibile dopo essere una qualifica non esaltante ed uno start che lo ha visto perdere diverse posizioni a causa del taglio della prima curva per evitare Kirkwood, entrambi forse un po’ troppo lunghi al via. La strategia “ombra” nei confronti del vincitore ha pagato col ritorno in top five dopo i due disastri del Gallagher GP e di Gateway davanti all’ottimo Rinus VeeKay, alla migliore prestazione di un 2023 altrimenti avaro di soddisfazioni. Menzione d’onore per David Malukas, alla sesta top ten stagionale per il Dale Coyne Racing dietro un alquanto falloso Marcus Ericsson, reo dell’uscita anzitempo di Alexander Rossi, che forse sta già rimpiangendo il suo passaggio all’Andretti Autosport.
Ancora una volta infatti è buio pesto al team Andretti, con Romain Grosjean subito fuori – poi rientrato 10 tornate dopo per onor di firma – e Colton Herta a rovinare un buon piazzamento dopo la rimonta per un drive-through, con un testacoda a 4 giri dal termine. Alla fine è il solito Kirkwood a portare a casa il miglior risultato, un decimo posto che sta un po’ stretto date le potenzialità dimostrate dalla DW12-Honda #27, graziata in più occasioni dalla direzione gara.
Non male infine la prima partenza per Juri Vips, 18mo al traguardo e migliore tra i rookies davanti a Marcus Armstrong, penalizzato da un insolito errore all’ultimo pit del suo box, mentre non ha impressionato Tom Blomqvist, mai realmente in contention per nulla, 24mo.
Il gran finale dell’IndyCar Series 2023 il prossimo weekend a Laguna Seca.
Piero Lonardo
Foto: IndyCar Series
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