Ci sono volute dodici apparizioni a Josef Newgarden per aggiudicarsi la Indy 500. Il Greatest Spectacle in Racing sembrava stregato per il due volte campione IndyCar, che non era mai andato oltre la terza piazza nonostante la competenza del Team Penske, che nel frattempo piazzava altri due successi con i compagni di squadra Simon Pagenaud e Will Power.
Quest’anno ci sono volute oltre quattro ore di gara, con la bellezza di tre red flag, fortunatamente tutte per incidenti senza conseguenze ai piloti ed agli spettatori (poi vi spiegheremo meglio perchè) per far sí che il popolare nativo del Tennessee potesse bere il fatidico latte.
Diciamo che la giornata era cominciata con ben altri protagonisti. Nella prima metà di gara infatti sono stati Alex Palou e Rinus VeeKay a movimentare la gara, fino a che l’olandese al giro 95, in occasione del primo pitstop collettivo in regime di Full Course Yellow, generata dal contatto a muro di Sting Ray Robb, esagerava in pitlane, girandosi e colpendo il polesitter.
Inevitabile la penalità per la punta di diamante dell’Ed Carpenter Racing, mentre Palou era costretto a risalire dal fondo dopo aver cambiato il musetto. La gara frattanto aveva già perso Katharine Legge, vittima di un incidente simile, mentre Graham Rahal, “ripescato” dal DRR dopo l’infortunio a Stefan Wilson, era costretto a partire con due giri di ritardo per un problema elettrico. Anche un altro dei favoriti della vigilia infine, Scott Dixon, era costretto ad una prima sosta anticipata per un grosso problema di vibrazioni.
Tornando alla testa della corsa, era quindi la volta delle McLaren, qui in livrea celebrativa per il 60mo anniversario, che già si erano affacciate al comando con Pato O’Ward e che ora raddoppiavano con Felix Rosenqvist. I due piloti di Zak Brown erano incalzati da Santino Ferrucci, mentre da dietro iniziavano ad emergere anche Marcus Ericsson e Newgarden, quest’ultimo ricordiamo partito dalla sesta fila.
Segue quasi un quarto di gara di corsa libera, che si interrompe per il contatto a muro da parte di Romain Grosjean. Va detto che il franco-svizzero aveva subito un contatto in pitlane poco prima da parte del compagno di squadra Colton Herta, uscito precipitosamente dalla sua piazzola.
E’ lotta senza esclusione di colpi fra i piloti dell’Arrow McLaren, Ferrucci, Newgarden ed Ericsson, i quali si scambiano più volte le posizioni, e tra loro si inserisce momentaneamente anche Kyle Kirkwood, il migliore ancora una volta dell’Andretti Autosport.
Questo carosello termina peró al giro 184, allorquando Newgarden passa Rosenqvist, il quale si scompone e va a muro. Nel rimbalzo impatta Kirkwood, la cui vettura si ribalta mentre una ruota si alza alta oltre le reti di protezione ma passa miracolosamente in uno spazio fra le tribune e termina la propria corsa in un parcheggio, danneggiando una berlina parcheggiata.
E’ la prima bandiera rossa, e davanti ci sono gli improbabili Ryan Hunter-Reay, Callum Ilott ed Agustin Canapino, tutti in debito di etanolo. Infatti i tre, non appena si riprende, vanno ai box per rifornire, ma a 18 tornate dalla chequered flag è O’Ward ad andare ko. Nel tentativo di passare Ericsson all’interno, O’Ward viene chiuso dallo svedese del Team Ganassi e, dopo aver messo due ruote nell’erba la DW12 #7 si gira e termina a muro, tamponata anche dall’incolpevole Canapino senza freni (ma con che macchina ha girato fino a quel momento El Titàn?). In un contatto parallelo la gara perdeva anche Simon Pagenaud, tamponato da Scott McLaughlin.
Il restart dopo l’inevitabile seconda bandiera rossa lascia solo cinque giri, ma non era finita, perchè al restart Christian Ludgaard toccava Ed Carpenter. Nel contatto venivano coinvolti anche Benjamin Pedersen e Graham Rahal.
Davanti a tutti c’è Ericsson, ma la direzione gara decide di non far terminare la gara dietro Safety Car, e quindi per lo svedese, che già pregustava il bis del 2022, era tutto da rifare.
La gara si decideva quindi in uno shootout finale di 2,5 miglia. Newgarden esce meglio da curva 2 e, proprio come Ericsson lo scorso anno con O’Ward, gli impediva la scia transitando davanti a tutti sul traguardo.
Per Ferrucci, altro eroe odierno, c’è solamente la terza piazza, davanti ad Alex Palou, capace di rimontare dalla 28ma piazza cui era stato relegato da VeeKay, ed Alexander Rossi. La top ten prosegue con Scott Dixon, Takuma Sato, Conor Daly, Colton Herta e Rinus VeeKay. Nessuno dei quattro rookie è arrivato al traguardo, con RC Enerson fermo già al giro 75 per un problema meccanico.
In classifica generale, Alex Palou mantiene il comando con 219 punti contro i 199 di Ericsson, seguono O’Ward a 185 e Newgarden a 182.
L’IndyCar Series ritornerà già la settimana prossima sul nuovo cittadino di Detroit
Piero Lonardo
Foto: Team Penske
L’ordine di arrivo della 107ma Indy 500