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IndyCar – Spring Training in California. Kellett lascia Foyt

Definite la data e la location dello Spring Training dell’IndyCar Series 2023, che per la prima volta toccherà il Thermal Club in California il 2-3 febbraio prossimi.

Il circuito, nato, come indica il nome, come club-style track, è situato nei dintorni di Palm Springs, nella parte sud-orientale dello stato. e riceverà ad inizio anno la necessaria omologazione FIA. La configurazione adottata dalla serie sarà composta da 17 curve per un totale di 2,9 miglia.

La zona è nota per il Coachella Festival di giugno e per il vicino Joshua Tree National Park e, oltre alla gradevolezza del clima, offre notevoli attrattive anche dal punto di vista turistico, aspetto questo non trascurabile per un futuro inserimento nel calendario IndyCar.

Gli altri due Open Test definiti dalla serie si svolgeranno ad Indianapolis, in vista della 107ma Indy 500, il 20-21 aprile, e a Laguna Seca il 7 settembre, in vista del weekend finale del 2023.

Relativamente al mercato invece, è giunta ieri la notizia che Dalton Kellett si separerà dal Team Foyt. Il 29enne canadese ha ringraziato il team, che ha già annunciato Benjamin Pedersen e Santino Ferrucci, e col quale ha disputato tre stagioni, a mezzo social.

Piero Lonardo

Foto: IndyCar

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IndyCar – Santino Ferrucci si accasa con Foyt

In attesa di un qualche tipo di conferma sull’indiscrezione Raikkonen-Ganassi, un altro pilota si accasa per la prossima stagione dell’IndyCar Series, Santino Ferrucci, che correrà col Team Foyt.

Al 24enne del Connecticut andrà la DW12-Chevy #14 che lo scorso anno è stata condotta da Kyle Kirkwood ed affiancherà il neoacquisto Benjamin Pedersen.

Ferrucci ha disputato 43 gare a partire dal 2018, con Dale Coyne, RLL, Dreyer & Reinbold e Juncos Hollinger, conquistando quattro top five, tutte su ovale. Tra queste il quarto posto alla Indy 500 del 2020, dove nelle quattro edizioni in cui ha partecipato si è sempre piazzato nella top ten.

E’ evidente l’intenzione del team Foyt di invertire la tendenza dello scorso anno, che ha visto le vetture del team chiudere la classifica generale, col miglior risultato il decimo posto ottenuto da Kirkwood a Long Beach.

Anche Dalton Kellett frattanto, da due anni in forza alla squadra texana, dovrebbe continuare il rapporto col team, anche se non è chiaro se si tratterà di una entry full-time.

Piero Lonardo

Foto: IndyCar

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IndyCar – Spunta l’ipotesi Raikkonen-Ganassi! Herta estende con Andretti. Barnhart nuovo boss McLaren. Juncos, tour in Argentina

Una news sta facendo il giro del web: Kimi Raikkonen potrebbe fare parte del Team Ganassi nella prossima stagione IndyCar! Si tratterebbe della prima volta in 30 anni, dai tempi di Nigel Mansell, in cui la serie ospiterebbe in pianta stabile un ex-campione del mondo di F1.

L’unico altro campione che nel frattempo si è avvicinato alle monoposto piú veloci del pianeta come noto è stato Fernando Alonso, che peró alla fine ha limitato i suoi tentativi alla Indy 500 prima di rivolgersi nuovamente alla massima formula monoposto FIA.

Il 42enne “Iceman” si troverebbe la strada spianata dal forfait annunciato nei giorni scorsi da parte di Jimmie Johnson, che lascia il CGR con una vettura libera al fianco di Scott Dixon, Marcus Ericsson ed Alex Palou.

Raikkonen in agosto è tornato a gareggiare in NASCAR dopo l’esperienza del 2011 e sarebbe fortemente interessato a provare ancora nuove emozioni in pista; ricordiamo che il suo nome era stato associato nel 2011 alla “Million dollar race” di Las Vegas, nella quale perse tragicamente la vita Dan Wheldon.

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Nel frattempo McLaren Arrow SP, una volta sistemata la questione piloti con la conferma di Felix Rosenqvist al fianco di Pato O’Ward ed Alexander Rossi, va a cambiare il management in pista.

Dopo il licenziamento di Taylor Kiel, sarà il veterano Brian Barnhart a prendere le redini della squadra come general manager. Barnhart è stato vicepresidente e direttore di gara dalla serie; contestualmente Gavin Ward è stato promosso al ruolo di racing director, distribuendo cosí le precedenti responsabilità dell’ex-presidente.

Ci sarà anche un cambio di numerazione, con Rosenqvist che passerà alla macchina #6; la DW12-Chevy #7 sarà invece assegnata a Rossi mentre O’Ward proseguirà con la #5. Barnhart fungerà anche da responsabile della macchina di Rossi, proseguendo cosí la collaborazione avviata all’Andretti Autosport.

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Frattanto proprio quest’ultima squadra ha prorogato il proprio rapporto con la star Colton Herta, in scadenza alla fine del 2023, con un contratto pluriennale. Lo scopo è piuttosto chiaro, ed ha a che vedere col futuro in F1 del team, non appena ciò si renderà possibile; nel frattempo dovrebbero poter proseguire regolarmente i test con McLaren, insieme ad Alex Palou e Pato O’Ward, con la vettura 2021.

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In attesa infine di annunciare il secondo pilota full-time che affiancherà nell’IndyCar Series 2023 Callum Ilott, Ricardo Juncos porterà ai primi di novembre nella natia argentina una delle sue vetture, che verrà esposta a Buenos Aires per poi essere portata in pista a scopo esibizione sui circuiti di Buenos Aires, Termas de Rio Hondo e Santiago del Estero, da uno dei piloti “di fiducia” di Juncos, il connazionale Agustin Canapino, che impressionò nella breve avventura in IMSA del team nel 2019.

Difficile non associare questa “mini-temporada” alla volontà di impressionare le autorità argentine allo scopo di sponsorizzare la candidatura del Paese ad ospitare in un prossimo futuro l’IndyCar sul proprio territorio.

Piero Lonardo

Foto: NASCAR, IndyCar

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Indy Lights – Torna Juncos con due vetture. Frost e Bogle ritornano in HMD

Ricardo Juncos continua a trarre benefici dalla recente partnership con Brad Hollinger e, dopo l’arrivo della seconda entry in IndyCar, ha annuncia il ritorno in Indy Lights nel 2023 con due vetture.

La squadra, nata nel lontano 1997 nella patria d’origine del team owner, è stata protagonista della Road to Indy ladder sin dal 2009, conquistando titoli a raffica sia in Star Mazda/Indy Pro che in Indy Lights.

Campioni nella serie cadetta Spencer Pigot e Kyle Kaiser nel 2015 e nel 2017, mentre l’ultimo dei ben cinque titoli conquistati in Indy Pro è del 2020 con Sting Ray Robb.

Proprio quest’ultimo potrebbe essere il primo pilota della rinnovata line-up, stando almeno a quanto riportato da Juncos nel comunicato ufficiale, che cita l’ingaggio di un già vincitore nella serie, anche se il pilota ha affermato di voler compiere il salto diretto in IndyCar, eventualità peraltro ugualmente possibile in capo al JHR, che chiuderà contestualmente il programma Indy Pro.

Si rinforza intanto lo squadrone HMD. Dopo aver annunciato in precedenza Josh Green, si riempiono altre due caselle delle otto previste per il 2023 con Danial Frost e Christian Bogle.

Per entrambi si tratta la terza stagione nella serie cadetta, che ha visto Frost eccellere in gara 1 ad Indianapolis nel 2022, annata nella quale ha ottenuto altre 4 top five, mentre nel 2021 il nativo di Singapore puó vantare 4 podi.

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Il curriculum di Bogle invece vede come massimo risultato il quarto posto di Detroit lo scorso giugno.

Piero Lonardo

Foto: Indy Lights

Pedersen

IndyCar – Fuga dall’Indy Lights: Pedersen si accasa con Foyt, Robb in cerca, Lundqvist ancora a spasso

Benjamin Pedersen è il nuovo pilota del Team Foyt nell’IndyCar Series. Il danese di Seattle ha infatti firmato un contratto pluriennale che lo lega al team del texano.

Il 22enne nativo di Copenhagen, ha trascorso le ultime due stagioni nell’Indy Lights, entrambe con HMD dopo altrettante stagioni nel F3 britannico, conquistando una vittoria a Portland lo scorso settembre e altri 10 podi complessivi, giungendo quarto nella serie 2021 e quinto nel 2022.

Un altro pilota in cerca di sedile nella serie maggiore è Sting Ray Robb. Un palmares simile a quello di Pedersen, fatto di due stagioni trascorsi in Indy Lights con una vittoria a Laguna Seca tre settimane fa ed altri 7 podi, tutti ottenuti con l’Andretti Autosport nella stagione appena terminata e che gli sono valsi la seconda piazza finale.

In precedenza Robb ha militato nello Juncos Racing, team col quale nel 2020 ha conquistato, al quarto tentativo, il titolo Indy Pro 2000. Ed il team dell’appassionato argentino potrebbe proprio essere la destinazione del 21enne di Boise, Idaho, che garantirebbe quella copertura economica indispensabile alla seconda vettura full-time nei programmi del JHR.

All’appello manca ancora però il campione in carica della serie cadetta, Linus Lundqvist. La destinazione più probabile potrebbe essere il Dale Coyne Racing, vale a dire la squadra che collabora con HMD in Indy Lights e che ha già tra i suoi piloti David Malukas, figlio del patron HMD.

La situazione economica dello svedese peró, nonostante la scolarship derivante dal titolo, non è paragonabile a quella dei due ex-rivali, e Lundqvist potrebbe dover decidere, se non per una stagione part-time, anche di rimanere un anno alla finestra in attesa dell’occasione giusta. Una mossa assai azzardata vista la concorrenza in ballo.

Piero Lonardo

Foto: Indy Lights

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IndyCar – Calendario 2023 identico al precedente. Jimmie Johnson chiude

Era ampiamente previsto che non ci sarebbero state novità sostanziali nella prossima schedule IndyCar, e infatti quest’oggi la serie ha rilasciato un calendario fotocopia di quello della stagione appena conclusa.

Le differenze sono veramente marginali per le 17 gare previste, e si limitano ad alcune variazioni minori quali lo spostamento di una settimana del season opener di St.Petersburg al 5 marzo. Anche il successivo appuntamento del Texas Speedway si muove avanti al 2 aprile cosí come la gara di Road America che va al 18 giugno.

La convulsa schedule di luglio permette ora un attimo di respiro con lo spostamento della seconda gara sullo stradale di Indianapolis dopo il cittadino di Nashville, al 12 agosto, e si trascina anche l’ultima delle quattro venue stagionali su ovale, il WorldWide Technology Raceway, al 27 dello stesso mese.

Sicuramente Roger Penske e la sua organizzazione ritengono saggiamente di non volere rischiare su progetti a rischio come per esempio il mai nato GP di Boston, però il crescente interesse del pubblico messicano, trascinato dalle prodezze di Pato O’Ward, meriterebbe sicuramente una gara fuori dai confini meridionali USA. Ricordiamo che l’IndyCar, escludendo Toronto, non esce dai confini degli States dal lontano 2013.

Oltre a Città del Messico, per il prossimo futuro si parla di Milwaukee e Richmond (quest’ultima già inserita nella sfortunata schedule 2020 al posto di Pocono), cosí da raggiungere quella ventina di gare che rappresenterebbe l’obiettivo del management.

Nel frattempo, la serie perde una vettura di spicco, quale interesse se non nei risultati, quella di Jimmie Johnson, il quale ha dichiarato il ritiro dall’attività di pilota full-season. Il 47enne si concentrerebbe solo su alcuni eventi particolari, il che non escluderebbe una sua seconda partecipazione alla Indy 500. E’ caccia aperta pertanto al quarto sedile del Team Ganassi.

Piero Lonardo

Foto: IndyCar

Il calendario 2023 dell’IndyCar Series

5 Marzo           Streets of St. Petersburg

2 Aprile                       Texas Motor Speedway

16 Aprile          Streets of Long Beach

30 Aprile          Barber Motorsports Park

13 Maggio       Indianapolis Motor Speedway (road course)

28 Maggio       Indianapolis Motor Speedway (oval)

4 Giugno         Streets of Detroit

18 Giugno       Road America

2 Luglio                       Mid-Ohio Sports Car Course

16 Luglio         Streets of Toronto

22 Luglio         Iowa Speedway

23 Luglio         Iowa Speedway

6 Agosto         Streets of Nashville

12 Agosto       Indianapolis Motor Speedway (road course)

27 Agosto       World Wide Technology Raceway

3 Settembre    Portland International Raceway

10 Settembre  WeatherTech Raceway Laguna Seca

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Indy Lights – Primi giri per Jamie Chadwick. Josh Green in HMD

Jamie Chadwick ha assaggiato ieri l’Indy Lights con Andretti Autosport. Il test, svoltosi a Sebring, è stato ritenuto molto positivo e ci sono forti segnali che la pilotessa inglese possa accasarsi col team per la prossima stagione.

La 24enne britannica ricordiamo è campionessa in carica della Formula W, dove si è imposta nel 2019 e nel 2021 (la stagione 2020 non si è tenuta a causa della pandemia), e si avvia a conquistare il titolo anche nella stagione in corso, stante il largo margine sulle inseguitrici, grazie alle cinque vittorie ottenute sui sei appuntamenti fin qui disputati dei dieci in programma.

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Nel frattempo un altro sedile per la prossima stagione è stato assegnato a Josh Green, il quale correrà con HMD Motorsports w/Dale Coyne Racing.

Il 19enne newyorchese è un veterano della filiera Road to Indy, avendo disputato due stagioni complete in USF 2000, con una vittoria e quattro podi all’attivo, nel 2020-2021 per poi passare nella stagione appena conclusa alla Indy Pro 2000, dove si è aggiudicato il season opener di St.Petersburg, giungendo a podio in altre tre occasioni, classificandosi sesto nella graduatoria finale.

HMD, fresca di titolo Indy Lights Series con Linus Lundqvist, ha dichiarato di volere schierare ben otto vetture nella prossima stagione, che con le consuete quattro di Andretti Autosport, che ha già a roster Hunter McElrea e Louis Foster, e le due di Cape Motorsports col capofila Jagger Jones, senza contare inoltre le entry di Abel Motorsports, Force Indy e TJ Speed Motorsports dovrebbe portare finalmente lo schieramento della serie cadetta ad un numero ottimale di entry, tra le 15 e le 20 unità.

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Lundqvist dal canto suo ha festeggiato il titolo nella tradizionale cena di commiato stagionale, la Victory Lap Celebration, pressso l’Indianapolis Motor Speedway Museum. Al pilota svedese, dominatore della stagione, andranno 500.000 $, una cifra ben inferiore da quanto garantito negli ultimi anni da Mazda Motorsports prima e da Andersen Promotions in seguito, che si aggirava tra il milione e i 1.200.000 $.

Un curioso retroscena, nel primo anno della gestione Penske della serie, tenuto conto anche del fatto che il vincitore della Indy Pro 2000, Louis Foster, ha ricevuto dalla Andersen oltre 600.000 $.

Piero Lonardo

Foto: Andretti Autosport, Indy Lights

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IndyCar – E alla fine Palou e Rosenqvist rimangono dove sono..

In una girandola di comunicati e post social, oggi pomeriggio si è appreso che Alex Palou e Felix Rosenqvist rimarranno nei rispettivi team per il 2023.

La querelle innescata dal campione 2021 e da McLaren nel mese di luglio si è infatti sgonfiata di botto, anche a fronte dell’ingaggio di Oscar Piastri per il secondo sedile in F1, oltre che dei problemi legati all’azione legale che il Chip Ganassi Racing ha messo in piedi per proteggere i propri interessi.

Non è ignoto infatti che Palou era scontento del trattamento economico attuale ed aveva cercato in questo appoggio del team di Zak Brown, più che ben disposto ad accollarsi eventuali penali pur di offrirsi un altro pilota di livello da aggiungere alla line-up per il prossimo anno a Pato O’Ward ed al neoacquisto Alexander Rossi.

La penale richiesta da Ganassi però pare ammontasse a 10 milioni di $, una cifra sicuramente esagerata anche per il talento 25enne. La vittoria di Laguna Seca ha sicuramente contribuito a stemperare gli animi, ma crediamo che in fondo a tutto ci sia anche l’aggiunta di un’importante clausola che permetterà a Palou di provare le vetture di altre serie, purchè non in concorrenza con l’IndyCar.

Guardacaso, Palou e O’Ward – non Rosenqvist nè Piastri – saranno protagonisti già in settimana di un test sulla “vecchia” MCL35M di F1 sul circuito di casa del catalano, a riprova che l’interesse nei suoi confronti è tuttora solo sopito, ma reale.

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E Rosenqvist? Lo svedese si è trovato coinvolto in questa disputa pur in possesso di un regolare contratto – firmato va detto ben dopo l’annuncio dello scorso giugno – contratto che non precisava se l’impegno per la prossima stagione era o meno legato all’IndyCar Series.

Alla fine, proprio grazie a Ganassi e Palou, Rosenqvist ha conservato il posto sulla sua monoposto #7, ben meritato se consideriamo la seconda parte della stagione appena conclusa.

Tutti contenti quindi? Al momento pare di sí, ma aspettatevi ulteriori colpi di scena con questi stessi attori fra 12 mesi…

Piero Lonardo

Foto: IndyCar

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IndyCar – A Power basta il terzo posto per il titolo numero 2. Vittoria a Palou

Will Power è il nuovo campione dell’IndyCar Series. All’australiano è bastato terminare terzo, come previsto dalla matematica, per chiudere la pratica iniziata oltre sei mesi fa a St.Petersburg.

Il Power del titolo numero 2 è sostanzialmente diverso dal vincitore del 2014; il bilancio stagionale, aldilà dello strepitoso primato delle pole position all-time (cinque quest’anno), riporta una sola vittoria, a Detroit, ma anche altri 8 podi e 3 quarti posti in 17 gare. Un risultato comunque sempre in bilico a fronte della consistenza dei contender, che lo hanno impegnato sino all’ultima curva di Laguna Seca.

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A partire da Josef Newgarden, vittima di un errore macroscopico in qualifica e partito dall’ultima fila fino a rimontare alle spalle del trionfatore odierno, Alex Palou, pure risalito dall’undicesima piazzola dopo aver sostituito il quinto motore Honda.

Newgarden poteva potenzialmente frapporsi fra il successo del teammate, ed il team radio “I’ll be gentle if he’ll be gentle back” rivolto al suo box poco prima del sorpasso al lap 48 non lasciava adito ad interpretazioni, ma tutto si è svolto in modo regolare, e la provvidenziale sosta successiva della DW12-Chevy #12 è stata calibrata in modo da evitare a priori il problema.

Alla fine Palou ha chiuso con oltre 30” di vantaggio su Newgarden, mentre gli altri contender si sono dissolti, vittime del forte degrado dei pneumatici che ha costretto gran parte delle vetture alle 4 soste. Curioso che, sia stata solo la vettura del probabile transfuga Palou a trarre beneficio dai recenti test privati condotti dal Team Ganassi a Laguna Seca.

Col senno di poi forse sarebbe stato meglio privilegiare, come nel 2022, Portland, proprio come ha fatto Penske, ma fatto sta che il nono posto di Marcus Ericsson ed il dodicesimo di Scott Dixon, va detto anche penalizzati dall’unica Full Course Yellow propiziata dallo stop in pista della vettura di Callum Ilott, non sono proprio il finale che ci si aspettava nel team.

La direzione gara IndyCar infatti, attenta a non voler diventare protagonista, ha permesso a tutti coloro che non avevano ancora effettuato la seconda sosta – in pratica tutti i primi – di entrare ai box nel giro seguente.

Ad ogni modo, il risultato finale non sarebbe cambiato più di tanto, e Dixon può chiudere al terzo posto finale davanti a Scott McLaughlin, oggi sesto, e a Palou.

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Se Ilott ha infiammato le prime fasi di gara, mantenendosi a lungo alle spalle di Power e conducendo anche un giro, il miglior rookie di giornata è stato sicuramente Christian Lundgaard. Il danese del Team RLL ha chiuso in P5 e col risultato odierno ha consolidato il titolo di Rookie of the Year davanti a Malukas ed allo stesso Ilott. Vedremo se nel 2023 Kyle Kirkwood, partito bene ad inizio anno ma poi perso un po’ per strada, trarrà vantaggio dal passaggio al team Andretti; nel frattempo in casa Rahal si sfregano le mani.

E che dire infine di Felix Rosenqvist, P4 dopo una gara tutta d’attacco. Il finale di stagione dello svedese è stato sicuramente importante ed in casa McLaren (oggi il patron Zak Brown ha preferito la California al GP d’Italia di F1) se anche non dovesse arrivare Palou, anche a causa dei 10 milioni di $ di liberatoria posti come clausola rescissoria dal team Ganassi, il 2023 appare più sereno.

E poi chissà se questa è stata veramente l’ultima gara IndyCar per Colton Herta, pronto a salpare verso le sirene della F1 con Alpha Tauri, superlicenza permettendo.

Questi ed altri i temi della cosiddetta “Silly Season” che ci accompagnerà sino al 5 marzo 2023 a St.Petersburg.

Piero Lonardo

Foto: IndyCar

L’ordine di arrivo

Rasmussen

Indy Lights – A Rasmussen l’ultima del 2022

Christian Rasmussen si aggiudica l’ultima gara dell’Indy Lights Series 2022 sul WeatherTech Raceway di Laguna Seca. Come in gara-1 ieri, si è trattato di una vittoria dominante, flag to flag, sull’impegnativo tracciato californiano.

Allo start, a titolo già assegnato ieri a favore di Linus Lundqvist, Sting Ray Robb approfittava del probabile appagamento del neocampione per avanzare in seconda posizione con un gran sorpasso all’interno del Corkscrew.

Un paio di giri più tardi era la volta di Matthew Brabham, alla disperata ricerca del podio assoluto, avere la meglio sullo svedese con una manovra simile; nel frattempo Jacob Abel si era già fatto largo sino alla sesta posizione.

La gara procedeva senza particolari sussulti nelle posizioni di testa sino al lap 21, allorquando Abel approfittava di un errore di Benjamin Pedersen per installarsi in P5. Nelle retrovie Ernie Francis Jr era costretto a cedere un paio di posizioni e all’ultimo giro, nel tentativo di recuperare l’undicesima piazza su Kyffin Simpson, lo toccava facendolo andare in testacoda. La direzione gara propendeva per la medesima penalità, classificando l’alfiere di Force Indy in ultima posizione dietro la giovane promessa dell’HMD.

Davanti Robb, ricordiamo trionfatore del primo round del doubleheader, non riuscirà a superare Rasmussen, pur avvicinandosi sino a rasentare il secondo di distacco dal compagno di squadra, al secondo successo stagionale. Completa la giornata per l’Andretti Autosport Matthew Brabham, il quale riesce ad agguantare anche la terza posizione in classifica ai danni di Hunter McElrea, afflitto quest’oggi da problemi al sistema di Push-to-Pass e classificatosi ottavo dietro Danial Frost.

Al traguardo in una gara ancora una volta senza neutralizzazioni anche i rookie Nolan Siegel e Flinn Lazier.

E’ tutto per l’Indy Lights Series 2022; la serie cadetta tornerà il prossimo anno con la novità dei pneumatici Firestone in luogo dei Cooper, che invece rimarranno in uso per gli altri due gradini della Road to Indy, la USF 2000 e la Indy Pro 2000.

Piero Lonardo

Foto: Indy Lights

L’ordine d’arrivo di Gara 2