GroAnd

IndyCar – Buona la prima per Grosjean e Jimmie Johnson a Indy

Nella giornata di mercoledí si è svolto il primo assaggio dell’Indianapolis Motor Speedway sulle monoposto IndyCar per Romain Grosjean e Jimmie Johnson.

I due rookie 2021 sono infatti stati protagonisti del ROP, Rookie Orientation Program, prova obbligatoria per poter competere sull’ovale più famoso del pianeta.

La prova per entrambi è stata interrotta prima del compimento dell’ultima fase del test, quella per intenderci a velocità più sostenuta (15 giri ad oltre 215 mph), causa pioggia, ma entrambi potranno riprendere il discorso il prossimo aprile, nel corso dei test collettivi previsti ad Indianapolis.

Per Grosjean si è trattato della prima uscita con la tuta giallo-rossa dello sponsor della DW12-Honda #28, insieme al connazionale,  pure lui transfuga Dale Coyne, l’ingegnere di pista Olivier Boisson, il tutto sotto gli occhi attenti del boss Michael Andretti, 16 partenze alla Indy 500, e di James Hinchcliffe, pole sitter 2016.

E’ buffo” ha affermato Grosjean. “Non ero tanto veloce, ma il giro era comunque di 200 mph, che è veloce, ma non ne hai la sensazione. E vai, liscio. Puoi immaginarti un sorpasso durante la corsa, come percepirne il momento giusto.”

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Per il sette volte campione NASCAR invece i consigli di Dario Franchitti, Tony Kanaan, entrambi vincitori alla 500 Miglia, e Marcus Ericsson. Per Johnson l’IMS non rappresentava una novità assoluta, avendoci corso 18 volte con una stock car, ma occorreva sicuramente gestire la differenza di prestazioni, con le DW12 che garantiscono circa 25 mph in più al giro.

“L’unica cosa simile è la paura” ha detto JJ “Non credo faccia la differenza in che macchina sei, ma curva 1 sembra sempre di un raggio decisamente più ridotto. Sembra più difficile da affrontare di qualsiasi altra.”

Nel frattempo si è andato a concretizzare l’annuncio dell’addio di Takuma Sato al Rahal Letterman Lanigan. Il driver giapponese non correrà più insieme al team col quale ha trionfato per la seconda volta alla Indy 500, nel 2020.

A sostituire Sato dovrebbe essere Jack Harvey, anche se non è ancora stato diramato l’annuncio ufficiale, mentre il 44enne potrebbe approdare, sempre che non opti di chiudere la propria carriera, presso Dale Coyne.

Diffusi infine i calendari 2022 delle due serie propedeutiche ancora organizzate da Andersen Promotions, la Indy Pro 2000 e la USF 2000. Entrambe le serie chiuderanno a Portland il 4 settembre con un triple-header, partendo da St.Petersburg, per poi proseguire a Barber Park, IMS stradale, Lucas Oil Raceway, Road America, Mid-Ohio, Toronto e Gateway.

Ancora attesa invece per la schedule dell’Indy Lights, la cui gestione passerà dalla prossima stagione nelle mani della Penske Corporation, proprietaria dell’Indycar Series e dell’IMS.

Piero Lonardo

Foto: IndyCar, Andretti Autosport

Kirkwin

Indy Lights – A Kirkwood non sfugge il titolo a Mid-Ohio

Kyle Kirkwood è il nuovo campione dell’Indy Lights Series. I risultati del season finale della Road to Indy di Mid-Ohio hanno decretato il successo dell’alfiere dell’Andretti Autosport, il quale diventa l’unico pilota ad essersi aggiudicato tutti e tre gli step della “ladder” verso l’IndyCar, dopo i titoli ottenuti a suon di vittorie in USF2000 ed Indy Pro nel 2018 e 2019.

Il weekend di Kirwkood, che sul circuito del Midwest aveva conquistato entrambe le vittorie nel primo weekend di luglio, era cominciato alla grande con una vittoria, la decima in stagione, ad eguagliare il record del compianto Greg Moore nel lontano 1995.

Gara 1, disputata in condizioni di pista asciutta, non è stata mai in discussione con Kirkwood a dominare dalla pole position e chiudere con oltre 6” di vantaggio in una gara caution-freee nei confronti del rivale David Malukas. Nuovamente a podio dopo una lunga assenza Robert Megennis, abile a prendersi al via la terza piazza dal teammate Danial Frost.

Kirkflag

Poche quindi le possibilità per il chicagoano, asfaltato da Kirkwood nel weekend di Laguna Seca, per rimontare i 22 punti di distacco alla vigilia di gara 2.

Stamane il circuito del Midwest si è svegliato sotto una fitta pioggia, sotto la quale è stato proprio Malukas a primeggiare tra le tante uscite di strada, leader compreso, nelle qualifiche, con Kirkwood solamente P5. In gara peró sulla pista ancora bagnata Malukas ha gettato via ogni chance andando largo allo start in curva 1.

Malukas, precipitato in fondo al gruppo, condotto dal compagno di squadra Linus Lundqvist, ha rimontato sino alla seconda piazza, aiutato da un paio di Full Course Yellow propiziate da Antonio Serravalle e Manuel Sulaiman, ma a Kirkwood è bastato mantenere la posizione di partenza per aggiudicarsi il titolo ed il milione e 300mila dollari di scolarship.

Per il 22enne di Jupiter, Florida, in programma anche un posto nella serie maggiore, ancora una volta nell’Andretti Autosport, anche se non si conoscono ancora i termini dell’accordo.

Completa il podio, oltre a Lundqvist, alla terza vittoria nella serie e terzo posto finale già acquisito da tempo, e Malukas, Benjamin Pedersen, per un podio tutto HMD, a coronamento del primo titolo nella serie per il team di Brownsburg.

RasmussenwinNelle altre categorie, successi finali e relative scolarship da spendere nelle categorie maggiori per il danese Christian Rasmussen del Jay Howard Driver Development in IndyPro e del brasiliano Kiko Porto del DEForce racing in USF 2000.

Portowin

Un appunto alla regia di quest’ultimo evento, affidata incredibilmente alle sole telecamere a circuito chiuso dell’autodromo. Speriamo che la nuova gestione dell’Indy Lights Series, affidata direttamente alla Penske Corporation, porti anche al tanto atteso incremento di visibilità (e di partecipanti) che la serie merita.

Piero Lonardo

L’ordine d’arrivo di Gara 1

L’ordine d’arrivo di Gara 2

 Foto: Indy Lights Series, Indy Pro 2000, USF 2000

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IndyCar – Simon Pagenaud chez MSR

Il cadavere (della stagione 2021) non si è ancora raffreddato che arriva l’annuncio ufficiale di un altro movimento di mercato “che conta” nell’IndyCar Series. Simon Pagenaud, come anticipato su queste pagine, sarà un pilota del Meyer Shank Racing per la prossima stagione.

Il pilota francese lascia il Team Penske dopo sette anni costellati di successi, tra cui spiccano il titolo 2016 e la Indy 500 del 2019, conquistata da dominatore, per installarsi sulla DW12-Honda #60 nella prima stagione completa a due entry del team dell’Ohio, al posto di Jack Harvey. A far compagnia a Pagenaud, come noto da tempo, il vincitore dell’ultima 500 Miglia, Helio Castroneves.

Al momento non è noto se il Team Penske colpmerà il vuoto lasciato dal francese, che col team del Captain ha conquistato ben 11 delle sue 15 vittorie nella serie, oppure più facilmente sceglierà, come fatto dai grandi rivali del Chip Ganassi Racing qualche anno or sono, di ridurre l’effort a tre macchine per il runner-up 2021 Josef Newgarden, il Rookie of the year Scott McLaughlin ed il sempreverde Will Power.

Unico aspetto che stona di tutta questa operazione, Penske con la dipartita di Pagenaud va a privarsi di un pilota con una vasta esperienza anche nel mondo dell’endurance alla vigilia del programma LMDh con Porsche.

Pagenaud infatti, oltre al secondo posto sfiorato con la Peugeot nell’edizione 2011 della 24 Ore di Le Mans, puó vantare un titolo nell’American Le Mans Series nel 2010 con l’Acura del Team Highcroft. Più recentemente, Pagenaud è arrivato secondo all’ultima Rolex 24 at Daytona con la seconda Cadillac DPi dell’Action Express/Team Ally.

Piero Lonardo

Foto: IndyCar

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IndyCar – Herta mostruoso a Long Beach. Palou campione

Lo dicevamo all’inizio di questa stagione dell’IndyCar Series che questa sarebbe stata una stagione di rottura: veterani contro giovani leoni. E proprio due giovani leoni si sono presentati a Long Beach con concrete chances di successo finale, Alex Palou e Patricio O’Ward. Il terzo incomodo, il due volte campione Josef Newgarden, andava considerato solo a livello matematico.

Il messicano del team Arrow McLaren SP, distanziato però da un robusto distacco in classifica, è stato estromesso di fatto nel corso del secondo giro da un arrembante Ed Jones per fermarsi poco dopo lungo la pista. Allora per il catalano era importante arrivare al traguardo, e l’ha fatto con stile, arrivando quarto, giustificando cosí ancora, qualora ce ne fosse stato bisogno, il titolo 2021.

Newgarden ha fatto ciò che ha potuto, conducendo la prima parte di gara partendo dalla pole conquistata ieri, ma poi è emerso il vero padrone dei muretti californiani, Colton Herta. Le Full Course Yellow, cinque alla fine, non hanno penalizzato più di tanto la gara di Newgarden, che termina secondo a circa mezzo secondo dal vincitore dopo il tentativo di rimonta finale, e vale il secondo posto in classifica finale.

Herta, partito dalla 14ma piazzola dopo il clamoroso errore del box Andretti in qualifica, ha rischiato grosso nel corso del tumultuoso secondo giro, salendo sulla macchina di Ryan Hunter-Reay. Il floridiano aveva la peggio, costretto a riparare ai box nella sua ultima gara col team, mentre Herta si ritrovava in P8, proprio dietro Palou.

Davanti, parlando di veterani, era Helio Castroneves, a prendere la testa della gara ritardando la prima sosta. Dietro al vincitore dell’ultima Indy 500 Herta completava la propria rimonta sorpassando Newgarden, e alla sosta del brasiliano balzava in testa per rimanerci sino alla bandiera a scacchi, salvo una breve parentesi dovuta alle strategie sfalsate di Jack Harvey e del duo RLL composto da Oliver Askew e Graham Rahal.

Castroneves, che nel warm-up aveva rimarcato con veemenza un comportamento non propriamente corretto da parte di Alexander Rossi, terminato con un contatto, sparirà dalle posizioni che contano a causa di una scelta errata nel timing della seconda sosta da parte dell’MSR, e terminerà appena 20mo.

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Nel finale, come accennato, il tentativo di rimonta di Newgarden su Herta portava solo ad un riavvicinamento dei due, mentre Palou, debitamente “scortato” da Scott Dixon, poteva godersi il meritato trionfo.

Oltre all’ottimo sesto posto di Harvey dietro un ritrovato Simon Pagenaud, che dovrebbe ereditare proprio la vettura del britannico nel 2022, da segnalare anche l’ottava posizione di Sebastien Bourdais, autore di una delle sue epiche cavalcate dalla 22ma piazzola, capace di rimontare anche un problema nelle fasi iniziali.

Peccato per il connazionale Romain Grosjean, fermato dalle conseguenze di una lisciata a muro mentre era stabilmente nella top ten. Il neoacquisto del Team Andretti deve lasciare il titolo di Rookie of the Year a Scott McLaughlin, che ricordiamo ha disputato tutte le gare su ovali a differenza di Grosjean. McLaughlin nel fine gara si è lasciato scappare che nel prossimo anno sarà impegnato anche in endurance, WEC ed IMSA, con Penske che sappiamo dal 2023 gestirà il programma LMDh Porsche.

Nel riportare infine la conferma di Rinus VeeKay da parte dell’Ed Carpenter Racing anche per il prossimo anno, possiamo dire che è tutto per l’IndyCar Series 2021. L’appuntamento in pista è col season opener di St.Petersburg il 27 febbraio 2022.

Piero Lonardo

L’ordine di arrivo

Foto: IndyCar

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IndyCar – Newgarden, pole nel caos a Long Beach

Josef Newgarden ha di fronte un’impresa quasi impossibile per aggiudicarsi il titolo IndyCar 2021, ma ha comunque iniziato nel migliore dei modi, conquistando la pole position a Long Beach.

Newgarden ha primeggiato col tempo di 1.08.2241 nella Firestone Fast Six al termine di un tribolatissimo Q2, che ha visto Will Power, rimesso in pista al volo dal Team Penske dopo il contatto con Jack Harvey, fermo nelle gomme della T10 nel primo turno, fermarsi dopo un ulteriore toccata a muro al termine della Top Twelve.

I marshal esponevano le local yellow e diversi piloti rallentavano, fra cui i due contender per il titolo, Alex Palou e Pato O’Ward, ma non tutti. La direzione gara attendeva una decina di minuti buoni prima di confermare il risultato della pista praticamente in toto, penalizzando solo Ed Jones da ottavo a nono.

Alla Fast Six approdavano quindi cinque senatori condotti da Romain Grosjean, fresco di accordo con l’Andretti Autosport, e dietro Newgarden, nella lotta per la pole terminavano Scott Dixon, separato di due decimi, Helio Castroneves, che vinse qui 20 anni fa, Simon Pagenaud, Felix Rosenqvist e, appunto Grosjean, che saluta il DCR dalla P6,

Pato O’Ward, che pure era stato protagonista di una “lisciata” nel Q1, nonchè giustamente scontento della decisione della direzione gara, partirà comunque in P8 davanti ad Palou, che lo punterà dalla fila successiva.

Out già al primo turno invece Alexander Rossi, vincitore delle ultime due edizioni, che partirà dalla  P15, e soprattutto Colton Herta, dominatore delle due sessioni di libere, in P14, penalizzato da una scelta sbagliata del box Andretti che lo lasciava in pista troppo a lungo con le black, con le quali ha peraltro ottenuto il best lap nonostante una serie ripetuta di lisciate a muro.

Il programma odierno prosegue con un’ultima sessione di warm-up alle 12.00 PM ET. Domani lo start della gara alle 3.00 PM ET; collegamento sempre a pagamento su DAZN dalle 21 italiane.

Piero Lonardo

I risultati delle Libere 2

I risultati delle Qualifiche

Foto: IndyCar

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IndyCar – Herta al top nelle libere di Long Beach. Confermati gli ingaggi di Grosjean ed Ilott

Il vivace finale di stagione di Colton Herta è li quasi ad oscurare la lotta per il titolo dell’IndyCar Series 2021. Il californiano ha infatti stabilito il miglior tempo nelle prime libere del season finale di Long Beach, svoltesi nella tarda serata italiana.

Fra i muretti Herta ha fissato i cronometri sull’1.09.2680, precedendo un soprendente – per quanto riguarda le sue ultime prestazioni – Simon Pagenaud ed il leader Alex Palou di oltre un decimo.

Non sono state prove facili per Herta, che ha rischiato grosso all’uscita del tornantino in una sessione costellata di interruzioni. Prima Josef Newgarden, ricordiamo ancora matematicamente in lotta per il titolo, fermo lungo il circuito, poi a seguire Oliver Askew a muro ed infine addirittura il sei volte campione Scott Dixon hanno generato altrettante red flag.

Tornando alla lista dei tempi, solo 16ma prestazione per l’altro contender Pato O’Ward, surclassato dal compagno di squadra Felix Rosenqvist, che termina invece in P4, forte della propria abilità sui cittadini, lui che ha trionfato per ben due volte, piú altri due secondi posti, nel Macau Grand Prix.

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Completa la top five Ryan Hunter-Reay, in attesa di conoscere il proprio destino per la prossima stagione, dopo l’ufficializzazione dell’accordo pluriennale che legherà Romain Grosjean all’Andretti Autosport sulla entry #28. Grosjean si porterà dietro dal Dale Coyne Racing Olivier Boisson, storico ingegnere di pista di Sebastien Bourdais.

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Ufficializzato anche l’accordo che legherà la giovane stella dell’FDA Callum Ilott per la stagione entrante allo Juncos Hollinger Racing.

L’ultima notizia di rilievo dal paddock di Long Beach riguarda l’Indy Lights, che dalla prossima stagione sarà seguita direttamente dalla serie maggiore. Alla Andersen Promotions, che ha gestito l’ultimo gradino della Road to Indy negli ultimi otto anni, rimarranno i compiti per la Indy Pro 2000 e la USF 2000.

Il programma odierno prevede una seconda sessione di libere e le qualifiche, rispettivamente alle 12.00 PM ET e alle 3.05 PM ET. Queste ultime saranno trasmesse su DAZN a partire dalle 21 italiane.

Piero Lonardo

I risultati delle Libere 1

Foto: IndyCar

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IndyCar – Palou ed O’Ward si giocano il titolo a Long Beach

Nel fine settimana si svolgerà come noto l’ultimo atto dell’IndyCar Series 2021 in quel di Long Beach. Sul tracciato che si snoda tra le strade della località californiana Alex Palou e Pato O’Ward si daranno battaglia per il titolo che, dopo il risultato di domenica scorsa a Laguna Seca, vede favorito il catalano del Team Ganassi con 35 punti di vantaggio sul messicano dell’Arrow McLaren SP. Per entrambi i piloti si tratta della prima volta su questo cittadino, stante l’annullamento dell’edizione 2020.

In realtà la matematica lascia ancora qualche speranza anche a Josef Newgarden, distanziato di ben 48 lunghezze ma, considerato che i punti da raccogliere in gara sono al massimo 53 (50 per la vittoria, 1 per la pole position e 2 per chi avrà condotto il maggior numero di giri) e considerando che basterà partire per ricevere 5 punti, solo un vero e proprio miracolo potrebbe fare avverare il terzo titolo del portacolori del Team Penske.

Palou, cui basterebbe arrivare undicesimo per vincere il titolo indipendentemente dal risultato di O’Ward, potrà inoltre godere del supporto indiretto dei compagni di squadra Scott Dixon e Marcus Ericsson (lo so, ci sarebbe anche Jimmie Johnson) i quali, tagliati fuori dalla contention per l’Astor Cup, potranno occupare posizioni preziose ovvero fungere da lepre con strategie ad hoc predisposte dal box Ganassi.

O’Ward invece si potrà affidare – in attesa della probabile espansione del team co-diretto da Zak Brown e Sam Schmidt – al solo Felix Rosenqvist, che nelle due passate stagioni ricordiamo ha guidato proprio la DW12-Honda #10 ora nelle mani di Palou.

Secondo fonti attendibili, potrebbe essere Stoffel Vandoorne la new entry del team, se non nel prossimo anno, nel 2023. Il 29enne pilota belga è stato visto infatti nei box di Laguna Seca intrattenersi praticamente con tutti i team della serie, ma dati i trascorsi con McLaren, di cui è stato titolare in F1 nel biennio 2017-2018, potrebbe godere di una corsia preferenziale verso uno dei sedili della squadra.

La gara di domenica, che vede tra i 28 iscritti il ritorno una tantum di Charlie Kimball sulla terza vettura del Team Foyt, potrebbe anche essere l’ultima in carriera per due pilastri della serie, Ryan Hunter-Reay e James Hinchcliffe, che hanno concluso il rapporto con l’Andretti Autosport e paiono faticare nel trovare un sedile all’altezza.

Per il popolare “Captain America” potrebbe emergere una soluzione all’Ed Carpenter Racing, mentre è piú facile che Hinchcliffe si ricicli come commentatore, ruolo che ha già svolto dopo essere stato giubilato a fine 2019 da Sam Schmidt.

Il “Sindaco” è peraltro uno dei vincitori della gara californiana, che tra i piloti in attività vede anche Alexander Rossi, Scott Dixon, Simon Pagenaud, Takuma Sato, Will Power, Ryan Hunter-Reay, Helio Castroneves e Sebastien Bourdais, che qui si affermó per ben tre volte ai tempi della ChampCar.

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Proprio Rossi, trionfatore delle ultime due edizioni nel 2018 e 2019, e Colton Herta, entrambi alla ricerca solamente del successo personale, senza interessi di classifica, potrebbero fungere da mine vaganti e giocare un ruolo importante nella corsa al titolo.

Last but not least, Long Beach consoliderà anche le posizioni per il cosiddetto Leaders Circle Program, vale a dire la classifica delle migliori 22 entries, che godranno di un milione di dollari di bonus nella stagione entrante.

”On the bubble” al momento la #45 del team RLL, ora nelle mani di Oliver Askew, che con 193 punti dovrà difendersi da un buon risultato di Jimmie Johnson con la #48 del Team Ganassi, due soli punti dietro nonostante il ben differente numero di gare disputate; a rischio però anche le posizioni della #7 dell’Arrow McLaren SP di Felix Rosenqvist a quota 200, della #29 dell’Andretti Steinbrenner di James Hinchcliffe a 204 e la #18 del Dale Coyne with Vasser Sullivan di Ed Jones a 215.

L’azione in pista a Long Beach inizierà venerdí 24 settembre con le prime libere alle 6.00 PM ET; le qualifiche si svolgeranno sabato 25 a partire dalle 3.05 PM ET e la gara, della durata di 85 giri, partirà alle 3.30 PM ET di domenica 26. Qualifiche e gara per l’ultima volta su DAZN a pagamento, alle 21 e alle 21.30 italiane rispettivamente.

Piero Lonardo

L’entry list di Long Beach

Foto: IndyCar

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IndyCar – Herta, finalmente vittoria a Laguna Seca

Colton Herta si aggiudica la penultima prova dell’IndyCar Series 2021 a Laguna Seca. Il 21enne non fallisce nella prova di casa, dove si era già affermato due anni or sono, e torna al successo dopo St.Petersburg, a modo suo, ancora una volta flag-to-flag, partendo dalla pole conquistata ieri.

L’unico pensiero forse glielo poteva dare il compagno di squadra Alexander Rossi, che ha tentato il tutto per tutto nel corso del secondo giro, avendo la peggio con un contatto in T4 che lo lasciava in fondo al gruppo.

Da quel momento la strategia della DW12-Honda #26 è stata perfetta, macinando giri veloci con le gomme red che sono durate la bellezza di 20 giri fino a rompere gli indugi con un gruppetto di doppiati al lap 60 per distanziare Alex Palou, che si piazza al secondo posto e consolida cosí la propria leadership in classifica.

Dopo Rossi, Palou ha avuto anche la fortuna di perdere anche Will Power, che pure gli partiva davanti, rallentato dal un problema di elettronica, ed ha gestito al meglio la situazione, evitando rischi inutili. La stessa tattica di Scott Dixon, che però ha dimostrato di avere meno passo del compagno di squadra e, nel cambiare la strategia per tentare il tutto per tutto in ottica titolo, si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato, vale a dire dietro Takuma Sato in testacoda al Corkscrew.

Restando in tema titolo, Josef Newgarden dal canto suo non ha fatto tanto di meglio, terminando in P7 dopo una gara sulle 4 soste, ed ora sconta la bellezza di 48 punti da Palou, che confrontati ai 53 ottenibili matematicamente nel season finale di Long Beach rendono praticamente impossibile il threepeat per il nativo del Tennessee.

Compito invece ancora a portata – anche se non propriamente facilissimo – per Pato O’Ward, che chiude quinto. Il messicanino dell’Arrow McLaren SP (nel pre-gara l’annuncio del prolungamento della partnership sino al 2028 fra le due entità) ha fatto quel che ha potuto, in perenne difficoltà con le black, di cui ha però ha misteriosamente utilizzato ben tre treni durante la gara, traendo forse il massimo risultato possibile date le circostanze, e rimanendo in lotta a -35 punti. Se O’Ward non vincerà il titolo, non sarà certo per colpa di questa gara… in più il team deve forse pensare al ruolo da affidare ad uno spento Felix Rosenqvist nel 2022.

Eroe indiscusso di questa corsa Romain Grosjean, terzo a suon di sorpassi – alcuni anche oltre il limite, ne sa qualcosa Jimmie Johnson – dopo essere partito dalla 13ma piazzola, fino ad insidiare da vicino Palou, unico insieme ad Herta a condurre la gara in funzione delle diverse finestre di pitstop.

L’ultima delle vittime dell’ex-F1 è stato quel Graham Rahal sempre scontento di chi gli sta davanti, al settimo piazzamento nella top five dell’ennesima stagione del rilancio nel team di papà Bobby; rilancio che potrebbe avvenire il prossimo anno grazie ad Oliver Askew, ottimo P9 con la terza vettura dopo una splendida qualifica, nonostante qualche disattenzione di troppo ai box.

La lotta fra Palou e O’Ward si concluderà come noto il prossimo weekend a Long Beach, a partire da venerdí 24 settembre con le prime libere. Qualifiche sabato 25 e gara alle 3.30 PM ET – vale a dire le 21.30 italiane, di domenica 26.

Piero Lonardo

L’ordine di arrivo

Foto: IndyCar

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Indy Lights – Kirkwood, hat trick a Laguna Seca

Kyle Kirkwood esce dal weekend di Laguna Seca nuovamente al comando dell’Indy Lights Series. L’alfiere dell’Andretti Autosport è stato autore del weekend perfetto con due vittorie in altrettante gare.

In entrambe Kirkwood, che dopo lo scorso fine settimana di Portland, scontava 5 lunghezze da David Malukas, ha dominato flag-to-flag partendo dalla pole position e lasciando le classiche briciole agli avversari.

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In gara 1 David Malukas, partito dalla terza piazzola dietro Linus Lundqvist, non è andato oltre al quarto posto finale, superato nel corso della gara anche dal compagno di squadra Benjamin Pedersen per un errore in curva 4 e, nonostante la neutralizzazione per l’uscita di strada di Christian Bogle, Kirkwood chiudeva con oltre 6” di vantaggio su Lundqvist.

Anche nella seconda gara, appena conclusa, di 5 tornate più lunga (35 giri contro 30) Kirkwood non è stato mai impensierito dalla concorrenza, e chiudeva con un gap di ben 26” nei confronti di Malukas, che chiudeva nella medesima seconda posizione guadagnata in qualifica.

La top five si completava con Linus Lundqvist, Danial Frost e Benjamin Pedersen, ma l’impresa forse più curiosa era eseguita da Bogle che, ultimo fisso, tentava (secondo lo scrivente di proposito) di imitare, solo soletto, Alex Zanardi all’interno del mitico Corkscrew. Risultato: aerodinamica compromessa e inevitabile passaggio ai box Carlin, ma soddisfazione assicurata.

Kirkwood dovrà difendere le 15 lunghezze di vantaggio nei confronti di Malukas nel season finale dell’Indy Lights Series di Mid-Ohio, in programma dal primo a 3 ottobre.

Piero Lonardo

L’ordine d’arrivo di Gara 1

L’ordine d’arrivo di Gara 2

Foto: Indy Lights Series

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IndyCar – Di nuovo 17 gare nel 2022

Diffuso pochi minuti fa il calendario dell’IndyCar Series 2022. Oltre al ritorno già annunciato dell’Iowa Speedway nella doppia formula sperimentata lo scorso anno e alla riproposizione (speriamo) di Toronto, le reali differenze rispetto alle ultime edizioni della schedule risiedono nelle date.

Si comincerà infatti prima del solito, con il Grand Prix di St.Petersburg che anticipa di un paio di settimane rispetto al canonico start di metà marzo, al 27 febbraio. A seguire, come quest’anno, il Texas Motor Speedway, questa volta in formato corsa singola al 20 marzo.

Anche Long Beach riprende una collocazione piú tradizionale, al 10 aprile, mentre Barber Park slitta in avanti, al 1° maggio, a fare da antipasto al mese più caldo della serie.

La schedule dei mesi estivi rimane quasi immutata, con l’inserimento al 17 luglio della gara di Toronto e del doubleheader in Iowa per poi passare nuovamente ad Indianapolis – due settimane prima del 2021 –  per la seconda gara sullo stradale dell’IMS prima del ritorno nelle strade di Nashville.

La serie si concluderà ancora una volta ad ovest, con il back-to-back di Portland e Laguna Seca, ma con un paio di settimane di anticipo rispetto alla presente stagione.

Un calendario all’insegna della continuità quindi, nella consueta logica IndyCar, con la speranza che nel 2022 il COVID non costituisca piú un fattore determinante.

Piero Lonardo

Il calendario 2022

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Foto: IndyCar

IndyCar Racing, Italian style


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