Kyle Kirkwood si aggiudica la seconda gara della sua ancor breve carriera IndyCar sulle strade di Nashville, precedendo Scott McLaughlin ed Alex Palou.
Niente pioggia oggi sui cieli del Tennessee ma un caldo torrido che impone ai team di disporre della presa d’aria aggiuntiva sopra l’aeroscreen per convogliare più aria verso i piloti. Subito un piccolo dramma nello schieramento, con la vettura di Will Power che non ne vuole sapere di accendersi ed il campione in carica costretto ad affrettarsi nell’abitacolo cosí da evitare di schierarsi in fondo allo schieramento.
Pronti via ed abbiamo scherzato perchè la direzione gara non ritiene di aver visto un allineamento corretto dei 27 partecipanti. Questa, insieme all’insolito collasso dell’ala posteriore di David Malukas, fino a quel momento stabilmente nella top five al lap 13, rimarrà fino a 10 tornate dalla fine, rimarranno le uniche neutralizzazioni di una gara che nelle due edizioni precedenti ha generato più Full Course Yellow e Red Flags che corsa libera.
McLaughlin, partito come la maggior parte dei driver con le alternate, controlla bene Pato O’Ward e Colton Herta, ma è Marcus Ericsson l’autore della partenza migliore, conquistando quattro posti dalla 20ma piazzola. E proprio lo svedese di Ganassi tra i primi a disfarsi delle “green”.
Al primo restart la prima delle tante disavventure di Herta, che si lascia passare da Romain Grosjean, Kyle Kirkwood e Will Power ed è subito costretto al pit dopo un contatto con Scott Dixon. Anche O’Ward cede presto, chiedendo troppo alle sue gomme e cede la seconda piazza all’accoppiata Andretti. Nel frattempo il box di Palou ha tentato la carta dell’undercut in regime di green flag.
Ci si avvicina cosí alla metà gara con diverse strategie in corso. L’eroe di questa parte di gara è Linus Lundqvist, deb al Meyer Shank Racing, che transita terzo dietro Palou e Kirkwood senza più l’airscope, staccatosi (da notare, l’unico di tutte e 27 le vetture in gara) dalla sua Dallara rosanera.
Ma è al secondo pit del catalano, al lap 45 che si concretizza la strategia del team Andretti, con il giovane floridiano davanti all’ex-F1, il quale si fa uccellare da “ScottieMac”.
Passa ancora qualche tornata e Kirkwood può finalmente liberarsi delle gomme più morbide, mentre gli strateghi increduli per l’assenza di neutralizzazioni iniziano a pensare ad eventuali strategie di emergenza, in primis in casa Ganassi, dove Palou deve guardarsi dalla rimonta di Josef Newgarden, che lo tampina da presso.
A dare respiro al paddock ci pensa ahimè Lundqvist, che chiude la sua splendida gara coronata dal giro più veloce, a 10 giri dal termine dopo un contatto in curva 11. Sappiamo che yellow chiama yellow, ed il successivo restart a 6 tornate dalla bandiera a scacchi genera un contatto multiplo nelle retrovie, propiziato da Ryan Hunter-Reay, che annulla le speranze di bandiera a scacchi di Felix Rosenqvist, Agustin Canapino e Benjamin Pedersen.
E’ rossa, e come lo scorso anno, ci sarà uno shooutout finale. Le 3 tornate restanti vedono Kirkwood riprendere margine su McLaughlin, che si avvicinerà al leader fino a 7 decimi, quanto basta per transitare secondo come nel 2022 dietro il floridiano, che regala la seconda vittoria al patron Michael Andretti. Palou riuscirà a mantenere la posizione su Newgarden e Dixon, mentre Ericsson sarà costretto a ridare la sesta piazza a Grosjean, reo di blocking. A seguire O’Ward, Lundgaard e Power, che nega la top ten ad un Helio Castroneves forse spronato dalla situazione contingente.
In classifica generale, Palou puó allungare a quota 513, 84 punti in più di Newgarden e 126 più di Dixon, a quattro gare dal termine.
L’IndyCar Series non riposa nel mese di agosto e sabato prossimo sarà nuovamente di scena con il Gallagher Grand Prix sullo stradale di Indianapolis.
Piero Lonardo
Foto: IndyCar Series