Dopo due anni le monoposto dell’IndyCar Series ritornano a calcare la pista di Barber Park per il season opener 2021. Quest’ultima off-season, contrariamente allo scorso anno, non è stata caratterizzata da una serie di spostamenti causa COVID, e anzi il circuito dell’Alabama, dopo la cancellazione della gara del 2020, si appresta a ricevere nuovamente il pubblico, anche se saranno ancora in vigore mascherine e distanziamento sociale.
Sono 24 le monoposto iscritte a questo primo appuntamento, con solamente tre rookies, e nessuno di primissimo pelo, quali Scott McLaughlin, che ha comunque già disputato la finale 2020 di St.Petersburg col Team Penske, il veterano 44enne della NASCAR Jimmie Johnson, e quel Romain Grosjean colpo dell’anno del Dale Coyne Racing.
Alcuni media hanno posto in evidenza l’età avanzata di gran parte dei driver più popolari della serie, a partire dal sei volte campione Scott Dixon, ma anche dei vari Sebastien Bourdais, Will Power, Ed Carpenter, Ryan Hunter-Reay, Takuma Sato, tutti accreditati di un programma completo, cui si aggiungono Helio Castroneves, Tony Kanaan e Juan Pablo Montoya, tutti “richiamati alle armi” per la Indy 500 o per più gare, e tutti già entrati da tempo nei fatidici “anta”.
Aldilà delle indiscusse capacità di guida, ma anche mediatiche, aspetto quest’ultimo importantissimo negli States, di questi campioni, è evidente la carenza nel ricambio generazionale, che continua a faticare a provenire dalle serie propedeutiche della Road to Indy.
Per tre giovani sicuri talenti quali Colton Herta, Pato O’Ward - rispettivamente terzo e quarto classificato della stagione 2020 – e Rinus VeeKay, ultimo Rookie of the year, la serie ha perso per strada alcuni dei protagonisti della filiera Indy dell’ultimo decennio quali Oliver Askew, Zach Veach, Kyle Kaiser, Spencer Pigot, Gabby Chaves e Tristan Vautier.
Questo divario generazionale, che volendo spaccare il capello in quattro, inizia ad investire anche la tanto decantata (e ricca) F1, non pregiudica certamente lo spettacolo in pista, sempre di altissimo livello, così come non lo inficia la monoposto unica, varata nel 2012, ma ulteriormente affinata, anche di recente per quanto riguarda i superspeedway, soprattutto in funzione della gara clou, la 105ma Indy 500.
In dettaglio, un nuovo fondo vettura permetterà una diminuzione del carico aerodinamico all’anteriore, garantendo pertanto una maggiore possibilità di sorpasso.
L’IndyCar Series, con questo mix eterogeneo di situazioni, cercherà di mantenere anche quest’anno un livello top di spettacolarità, a partire dalle 11.00 AM locali di sabato 17 aprile con le prime libere di Barber Park. Qualifiche a partire dalle 5.55 PM sempre di sabato, con robusta minaccia di pioggia, e gara, della durata di 90 giri, dalle 3.00 PM di domenica 18 aprile. Al momento in cui scriviamo nessuna rete televisiva nostrana, free o a pagamento, ha in programma di trasmettere l’evento.
UPDATE: Arrivata poco fa la conferma di ulteriori partnership televisive, tra cui DAZN per l’Italia. Staremo a vedere con particolare attenzione come verranno trattate quest’anno le monoposto più veloci del pianeta….
Piero Lonardo
Foto: IndyCar