Vittoria numero 58 in IndyCar per Scott Dixon a Detroit al termine di una gara che definire caotica è un eufemismo. Il box Ganassi guidato da Mike Hull ancora una volta ha saputo approfittare della situazione con un timing perfetto delle soste, senza lasciarsi spaventare dallo scroscio di pioggia che ha ulteriormente movimentato la gara ad un terzo di percorrenza.
Indubbiamente la conformazione del circuito ha contribuito a creare una vera e propria roulette, e non a caso a podio dietro Dixon si sono piazzati un paio di piloti che si sono tenuti il più possibile lontani dagli errori – propri o altrui. Marcus Ericsson, che ha seguito una strategia simile, ed uno straordinario Marcus Armstrong, primo tra coloro che invece hanno optato per montare temporaneamente le wet. Il kiwi ha dovuto cedere la piazza d’onore solo al penultimo giro, ormai al limite del carburante.
Ben otto le caution, per un totale di ben 47 sui 100 giri totali del breve cittadino. Galeotta certamente la curva 1, dalle via di fuga inadeguate, che sin dalla partenza, col pile-up tra Thèo Pourchaire e Will Power che ha coinvolto altre sei vetture, ha reso la vita difficile ad ogni ripartenza.
Provando a contare i contatti più significativi citiamo quello tra Santino Ferrucci ed un irriconoscibile Helio Castroneves al lap 14, quello fra Power e Rinus VeeKay al lap 42, mentre Christian Lundgaard saliva sulla vettura di Romain Grosjean al lap 53 e Josef Newgarden che si gira al 70mo giro aver dopo aver toccato Kyle Kirkwood, bloccando Alex Palou.
Giornata difficilissima per il neovincitore della Indy 500, il quale ha festeggiato il nuovo contratto pluriennale col Team Penske nel peggiore dei modi, 26mo a 5 giri, rovinando la sospensione posteriore sinistra a muro dopo aver seminato il panico in pitlane, partendo in una delle sue sette soste (otto col drive-through per l’incidente di cui sopra) con la pistola del meccanico addetto all’anteriore destra ancora attaccata. Il polesitter della Indy 500, Scott McLaughlin, ha invece rovinato tutto andando a muro con gomme fredde dopo il primo pit.
Anche il temporaneo leader in classifica, Alex Palou, che peraltro qui aveva trionfato lo scorso anno, ha vissuto una giornata poco proficua, terminando in 16ma posizione dopo l’incidente con Newgarden ed avere miracolosamente evitato in precedenza il contatto con un Colton Herta ancora una volta nervoso, lungo nella via di fuga nel tentativo di sorpasso sul catalano.
Il resto della top ten alla fine rispecchia una specie di profitti e perdite, colo solo Kyle Kirkwood, quarto, a condurre una gara “pulita”, sulle due soste, sulla scia dei migliori. Ne fanno parte tra gli altri Will Power, sesto al termine di 7 soste compreso un drive-through, Felix Rosenqvist, P8 partendo dalla 22ma piazzola, e Santino Ferrucci, incredibilmente nono dopo 8 soste compreso uno Stop&Go.
Ottimo il debutto di Pourchaire, che completa il tris McLaren, per la prima volta con tutti e tre i suoi piloti tra i primi dieci; peccato invece per , mentre Christian Lundgaard, vero eroe della fase “umida” della gara, il quale perde il quinto posto nel finale per mancanza di etanolo, e alla fine si classificherà undicesimo.
In classifica generale, Dixon Scavalca Palou, che ora insegue a -18 lunghezze. Power rimane terzo a 31 punti dal leader, davanti all’accoppiata McLaren formata da O’Ward e Rossi.
L’IndyCar Series tornerà già la prossima settimana a Road America.
Piero Lonardo
Foto: NTT IndyCar Series