Josef Newgarden mette a tacere tutti i denigratori vincendo la 108ma Indy 500. Si tratta di una vittoria storica quanto sofferta, il primo back-to-back in 22 anni, nonchè 20ma vittoria per il team Penske all’IMS, sigillata da un sorpasso mozzafiato in curva 3 all’ultimo giro su Pato O’Ward, che termina secondo per la seconda volta in tre anni.
La gara, che vedeva una prima fila tutta Penske dove Newgarden fungeva da terza punta stanti le ottime prestazioni ottenute da Scott McLaughlin e Will Power, vedeva un avvio tormentato dopo un rinvio per la tanto temuta pioggia di ben 5h45’.
Subito out Marcus Ericsson, centrato da Blomqvist, e Pietro Fittipaldi, toccato da Callum Ilott, mentre Marcus Armstrong chiudeva la gara dopo appena 6 tornate col motore Honda ko, imitato poco più tardi da Katharine Legge, mentre Linus Lundqvist chiuderà a muro al lap 28.
Kyle Larson frattanto, il quale aveva preferito il pubblico dell’Indiana allo start della Coca Cola 600, commette il primo dei due errori veniali che gli costeranno una buona posizione finale, ripartendo in prima marcia; più avanti nella gara, rientrato nella seconda metà della top ten, arriverà lungo in pitlane guadagnando l’inevitabile Drive Through.
Conor Daly frattanto optava per una strategia alternativa, condivisa nella sostanza con Sting Ray Robb e Christian Lundgaard, che porrà spesso i tre davanti al gruppo dei migliori in attesa delle relative soste. Poco dopo la metà gara la quarta Caution per rimuovere la vettura di Felix Rosenqvist con l’ennesimo motore Honda ko.
La lotta per il primato reale vedeva protagoniste cinque piloti: Alexander Rossi, Scott McLaughlin, Colton Herta, Josef Newgarden e Santino Ferrucci, col kiwi a riprendere presto il comando delle operazioni, ma il portacolori dell’Andretti Global al lap 86 la perdeva in T1 provocando la quinta neutralizzazione.
Seguono una ventina di giri in regime di corsa libera prima che Ryan Hunter-Reay finisse vittima di un contatto con Scott Dixon, che lo chiudeva in un modo ritenuto poco ortodosso dal popolare Captain America, provocando la sesta neutralizzazione; ma sappiamo che yellow chiama yellow, e al restart Marco Andretti si girava in curva 3, ed avevamo appena passato metà gara.
Questo era il momento di Dixon, che mediante una strategia conservativa concretizzata da un overcut, si poneva tra i contender, sorpassando O’Ward per la leadership temporanea poco prima di vedere Power stamparsi sulle safer barrier.
Ma eravamo ormai nell’ultimo quarto di gara, quello decisivo, e le due Arrow McLaren iniziavano a giocare di squadra per risparmiare etanolo. Strategia che sortiva effetti apparentemente positivi, in quanto dopo l’ultimo giro di pit Dixon, pur uscendo davanti a Rossi, non poteva resistere al ritorno di Newgarden.
I due per qualche giro si scambiano le scie, mentre McLaughlin frattanto è uscito dalla otta per il primato, alle prese con problemi di frizione, ma, approfittando anche del complice inconsapevole Agustin Canapino doppiato, le due McLaren iniziavano il forcing finale su Newgarden, prima con Rossi e poi negli ultimo 5 giri con O’Ward.
Il duello fra il messicano e Newgarden infiammava il pubblico, che dimostrava un tifo da stadio per l’alfiere di Zak Brown, che al segnale del last lap sembrava finalmente essere riuscito a togliersi la maledizione dell’IMSA, ma a due curve dalla bandiera a scacchi subiva un sorpasso impossibile da parte di Newgarden, che andava ripetersi scatenandosi come lo scorso anno in mezzo al pubblico.
Dixon chiudeva in terza posizione scavalcando Rossi, mentre un sornione Alex Palou si appropriava della quinta piazza davanti a McLaughlin e a Kyle Kirkwood, unico della pattuglia Andretti a concludere a pieni giri. Migliore dei rookie, Christian Rasmussen, 12mo.
In classifica generale, il risultato odierno non scalza Palou dalla leadership con 183 punti contro i 163 di Dixon ed i 157 di Power; Newgarden, dopo la squalifica di St.Pete, si riporta in settima posizione a -61 lunghezze.
L’IndyCar Series tornerà già la prossima settimana per l’appuntamento cittadino di Detroit.
Piero Lonardo
Foto: NTT IndyCar Series