Helio Castroneves si aggiudica la sua quarta Indy 500. Alla sua 21ma partecipazione, la prima senza l’appoggio dello squadrone Penske, il 46 enne brasiliano ha saputo regolare nel finale i giovani leoni che hanno animato una gara dal ritmo mozzafiato.
Le due sole caution hanno solo parzialmente determinato infatti il risultato finale, togliendo dalla lotta per il vertice Scott Dixon, ed Alexander Rossi, “catturati” nell’overcut del primo stint dal testacoda in pitlane da parte di Stefan Wilson e mai piú in grado di rimontare a sufficienza.
La vittoria del brasiliano, ottenuto – va sottolineato – in una partecipazione one-shot con la seconda vettura del Meyer Shank Racing, si è concretizzata nell’ultima parte di gara, dopo che Rinus VeeKay e Conor Daly, mattatori della prima metà, hanno esaurito metaforicamente le cartucce. Il primo è misteriosamente sparito dalle posizioni di vertice salvo riemergere nel finale in P8, mentre il nativo di Noblesville ha prima scontato una terza sosta leggermente più lenta del compagno di squadra, poi forse penalizzato dalla ruota posteriore sinistra di Graham Rahal pericolosamente atterrata sul musetto della DW12-Chevy sponsorizzata dalla USAF.
Alla fine Castroneves si è trovato faccia a faccia con altri due dei migliori piloti dell’ultima generazione, Pato O’Ward ed Alex Palou. Il catalano ha battagliato con ardore, scambiandosi la posizione di testa col vincitore, praticamente per 75 giri, ma alla fine ha dovuto cedere alla maggiore esperienza del popolare Spider-man, che con quattro trionfi nel Greatest Spectacle in Racing raggiunge i recordman all-time di questa gara: AJ Foyt, Al Unser Sr. e Rick Mears.
Simon Pagenaud salva l’onore del Team Penske con una terza piazza ottenuta nelle ultime curve su Pato O’Ward, con Scott McLaughlin, il piú in palla del nuovo padre padrone dell’IMS e della serie, a scontare un drive-through per l’ennesima entrata garibaldina ai box, dove sono “caduti”, oltre ovviamente Wilson, anche Will Power e Simona de Silvestro.
Per tentare di piazzare Josef Newgarden invece è stata tentata una strategia estrema con un undercut estremo alla terza sosta che sembrava avere temporaneamente pagato, salvo poi dover cedere alla strategia “regolare” del gruppetto di testa, cui alla fine si è aggregato anche Ed Carpenter, alla fine il migliore dei suoi nonostante una disastrosa prima sosta.
Anche Felix Rosenqvist, JR Hildebrand e soprattutto Takuma Sato hanno tentato il jolly dell’ultima sosta ritardata, ma questa volta è andata male per il giapponese del Rahal Letterman Lanigan, che si deve accontentare della P14. Strategia apparentemente incomprensibile invece quella adottata dal Team Ganassi per Tony Kanaan, che sembrava destinato ad una gara di testa ma che alla fine occuperà solo l’ultimo posto della top ten dietro un altro “grande vecchio”, Juan Pablo Montoya.
Chiudiamo con due menzioni d’onore per altri due piloti della nuova generazione, entrambi stranamente alla ricerca di un volante full-time, Santino Ferrucci e Sage Karam. Ferrucci, alla sua terza partecipazione ha colto la sua terza top ten, questa volta in P5, il migliore dell’RLL, dopo la settima e la quarta piazza conquistate nelle ultime due edizioni con Dale Coyne. Karam invece ne conta otto di Indy 500, e col sesto posto odierno ha agguantato anche il secondo miglior risultato di sempre per il Dreyer & Reinbold dalla P4 di Oriol Servia nel 2012.
Uno sguardo alla classifica: Con i punteggi doppi riservati alla gara odierna, Alex Palou passa al comando della classifica dell’IndyCar Series davanti a Scott Dixon (-36 punti) e Pato O’Ward (-37). La serie si ritroverà fra due settimane per il doubleheader di Detroit-Belle Isle.
Piero Lonardo
L’ordine di arrivo della 105ma Indy 500
Foto: IndyCar